L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Lecce e riporta un’intervista a Coda.
Negli ultimi 7 anni Massimo Coda è stato 6 volte in Serie B con questi numeri: 104 gol, 2 promozioni negli ultimi tre anni, 2 titoli di capocannoniere negli ultimi due. Da incorniciare l’ultima stagione: promosso col Lecce, trofeo Paolo Rossi (prima edizione) per il miglior marcatore e titolo di miglior giocatore del torneo.
C’è ancora posto nella bacheca di casa sua? «Il trofeo Paolo Rossi è davanti a tutti, accanto a quelli come mpv e al premio Aic dell’anno scoso. Questo è unico del suo genere, il primo della storia, lo volevo dall’inizio ed è arrivato».
La domanda principale è: letti i suoi numeri, questo campionato la prossima stagione come potrà fare a meno di lei? «Eh capisco, ma io dentro di me vorrei tanto fare la Serie A, ho qualche sassolino da togliermi. Però può anche arrivare l’offerta della vita, chissà. Comunque sia chiaro: difficilmente mi muoverò da Lecce, dovrebbe proprio valerne la pena».
Chi vuole vincere si farà sotto: il Parma è stato il primo… «Concretamente no, c’è stata solo qualche chiacchiera. Qualcun altro arriverà, ci sta, ma ripeto: è difficile lasciare il Lecce per stare allo stesso livello».
Ok, se la giocherà in A, dove ha uno score di 6 gol in 42 partite. Si può migliorare… «La Serie A non me la sono mai goduta. A Parma mi aveva messo dentro Donadoni e mi sono fatto male, a Benevento siamo retrocessi presto. A Lecce invece sono una certezza, parto con un piede avanti».
Sì ma in A rischia di diventare uno dei tanti… «La sfida è quella, per andare via ne deve avere la pena».
Il più forte da sfidare? «Guardavo Dzeko in tv e non capivo, non mi piaceva… Poi l’ho visto dal vivo e devo dire che è un fenomeno. Adesso vorrei vedere Vlahovic da vicino, uno che comunque sembra forte anche in tv…».
E allora chi saranno i suoi eredi nella prossima Serie B? «L’ho promesso a Francesco Forte, spero che il prossimo Paolo Rossi lo vinca lui. O Alfredo Donnarumma, lo merita».
E un giovane? «Credevo che uno tra Lucca, Colombo e Mulattieri, dopo l’ottima partenza in campionato, arrivassero in fondo, diciamo attorno ai 15 gol. Forse hanno sofferto la pressione, ci sono state grandi aspettative su di loro e si sono fermati: è l’unica spiegazione che mi sono dato. Comunque è un problema del calcio italiano vedere che in B un giovane non emerge».
Se avesse fatto lei 15 gol in B dieci anni fa… «Era successo a Salerno, erano tempi diversi, ma già allora si puntava tutto sugli stranieri».
Chi scende dalla A non sempre fa la differenza, perché? «A gennaio è difficile, perché vuol dire che in A stai giocando poco e quindi fai fatica a trovare il ritmo partita. Soprattutto se sei uno “fisico”. Solo Torregrossa ha fatto bene, mi pare. Chissà chi scenderà questa estate, di sicuro se a Benevento rimane Lapadula con la testa giusta il capocannoniere diventa lui».
E gli stranieri? «Simy ha vinto, ma solo perché quell’anno a Benevento nel ritorno non ho più giocato (Coda non aveva accettato la proposta di rinnovo del contratto, ndr )».
Ci saranno novità? «Se arriva Brunori del Palermo, è uno che mi piace. E se il Sassuolo manda in B Moro può essere anche lui interessante».
Sembra banale, ma chi vuole vincere la B deve avere uno da 20 gol davanti? «Non basta. Due anni fa, sempre a Lecce, segnavamo tanto ma prendevamo troppi gol. Bisogna avere squadre compatte, attaccare non basta. Bisogna saper leggere i momenti delle partite, saper soffrire e poi riprendere a giocare per fare gol. Come abbiamo fatto noi quest’anno».
Facile con lei e Strefezza (14 reti), i migliori del torneo. «E anche con la miglior difesa: era difficile non vincere».
Lecce, Cremonese e Monza: tre promozioni giuste? «Alla fine direi di sì, anche se mi sarei aspettato di più dal Benevento che è stata la squadra che ci ha messo più in difficoltà, ma ha buttato via la promozione con quelle ultime tre sconfitte».