«Siamo rimasti tutti sorpresi, abbiamo rispettato qualsiasi decisione presa dal Governo italiano, ma il 4 maggio doveva essere il punto di ripartenza. Ci sentiamo discriminati. Ho sentito le parole del Ministro dello Sport, Spadafora, che ha ammesso di voler pensare alla tutela della salute. Ma poi fa correre le persone nei parchi in mezzo ad altra gente invece di concedere la possibilità di allenamento nei centri sportivi con tutte le misure di sicurezza del caso. L’attività è ferma da due mesi, troppo tempo per favorire una ripresa. Non so quale sia il suo scopo, di sicuro non è quello di aiutare il calcio. Le sue decisioni sono drastiche per far sì che non si riprenda a giocare. Qualcosa non quadra. Noi siamo consapevoli della situazione e dobbiamo essere molto più attenti per dare atto al sacrificio fatto dalle persone, però così non va bene. Il calcio è un fattore sociale importantissimo per il Paese: non vogliamo aprire gli stadi, solo terminare il campionato nel rispetto delle regole. Abbiamo guadagnato sul campo la possibilità di vincere lo scudetto, ma mancano ancora dodici partite e parlare di una possibile vittoria è una parola grossa. Vogliamo finirlo più che altro per il bene del sistema calcistico italiano. In Germania il presidente della Federcalcio e gli esponenti dei principali club hanno preso tutti una posizione netta per la ripresa, c’è di mezzo la continuità del sistema calcistico del Paese. Vale lo stesso discorso per l’Italia e non mi spiego perché squadre come Juventus ed Inter non prendano posizione. I protocolli? Vanno rispettati, su questo non c’è dubbio». Queste le parole del ds della Lazio, Igli Tare, intervenuto ai microfoni di “Lazio Style Radio”, in merito alla scelta del Governo di riprendere con gli allenamenti, forse, solo dal 18 maggio.