Lavezzi sfratta la ex, Yanina: “Se aprissi bocca dovrebbe lasciare questo pianeta”
Otto anni di amore, qualche accusa di tradimento, e ora una pesante battaglia legale.
È la storia di Ezequiel Lavezzi e dell’ex moglie Yanina Screpante, che sono finiti in tribunale per la divisione dei beni dopo la separazione. Nei giorni scorsi la giustizia argentina si è espressa a favore del giocatore, ma la donna non ci sta.
Il Pocho ha donato a Yanina 1,5 milioni di dollari con l’idea di evitare controversie legali. L’ex moglie però ha fatto causa al giocatore per il lussuoso appartamento in cui vive, acquistato da Lavezzi quando erano ancora una coppia. Il giudice ha dato ragione al Pocho: Yanina deve lasciare l’abitazione. Ma la modella non ha alcuna intenzione di cedere.
Il calciatore, come racconta il giornalista Ángel de Brito al Los Angeles de la Mañana, vuole che la donna lasci subito la residenza e che gli paghi gli ultimi due anni di affitto: “C’è una sentenza di primo grado a favore del Pocho che dice che Yanina deve lasciare quell’appartamento. Lei, ovviamente, andrà in appello. Ma visto che lei ha vissuto lì per due anni, il Pocho vuole anche che paghi tutte le spese e l’affitto. E che se ne vada”. Yanina naturalmente non ha alcuna intenzione di lasciare l’abitazione e dice la sua a The Scandal Show: “Se aprissi bocca, quest’uomo dovrebbe lasciare il pianeta. È una persona infelice. Era generoso con i suoi amici, affittava una casa a Ibiza per 35mila euro a settimana e poi invitava tutti”. La modella, inoltre, nega di aver ricevuto dall’ex Napoli la somma di un milione e mezzo di dollari.
In difesa del Pocho è intervenuto l’avvocato Mariana Gallego che spiega che c’è una sentenza e va rispettata: “Il giudice ha rigettato l’intera causa. La Screpante ha un appartamento tutto suo, non ha figli e ha le risorse per procurarsi una casa. Ha ricevuto un risarcimento economico per il quale non ha fatto alcuna attribuzione. Il risarcimento non ha a che fare con la quantità di denaro che ha guadagnato nei loro anni insieme. Riguarda quando convivenza e separazione generano uno squilibrio. La realtà è che dobbiamo rispettare quanto dice la sentenza”.