L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla Nascita della Nazionale Sicilia, una rappresentativa che da autonomia all’isola, almeno del mondo del calcio.
Dove non poterono Ruggero II, i Vespri, Finocchiaro Aprile e l’Evis, è riuscito il pallone e una maglia rigorosamente giallorossa con la Trinacria cucita sul petto. Il sogno imperituro degli indipendentisti siciliani adesso si chiama Nazionale siciliana ed è la squadra di calcio della “nazione senza stato”, che un gruppo di siciliani riuniti nell’Asd Sicilia Football association ha presentato ieri nella sala Mattarella di palazzo dei Normanni, con i vertici della federazione delle selezioni delle patrie “irredente” ( vere o presunte, come si può intuire): la Conifa, ovvero la lega dove giocano anche la Padania, l’Abcasia, la Cimuria, l’Isola di Man, l’Ossezia e i cugini « da battere sul campo » del Regno delle due Sicilie dei Borbone.
«Oggi con la nazionale della Sicilia vogliamo promuovere la valorizzazione dell’identità e dell’immagine della nostra isola a vantaggio dei suoi abitanti e del mondo » . Parola del presidente Salvatore Turiddu Mangano, imprenditore agricolo quarantenne di Messina. È lui il capitano di un gruppo di siciliani di ogni dove — da Palermo a Messina, da Catania a Modica — alcuni dei quali vicini al movimento “ Siciliani liberi”, che il 15 maggio dell’anno scorso, nella giornata “ sacra” della firma dello Statuto del 1946, hanno lanciato la “Naziunali”. «Potremo convocare i siciliani dell’Isola e del mondo, quelli con lo ius sanguinis — sottolineano dallo staff — ma anche chi è sposato con siciliani, vive in Sicilia da cinque anni, o è nato nell’Isola da genitori “ stranieri’ » . È lo ius soli concesso dai sicilianisti, quello che nel resto d’Italia non esiste. Tanto che l’assessore allo Sport del Comune di Palermo Paolo Petralia — unico rappresentante istituzionale al parterre del palazzo Reale — a un certo punto si sente in dovere di dire: «Dalla squadra siciliana viene un messaggio lanciato allo sport e soprattutto alle istituzioni politiche».
In realtà è anche un modo per riempire le caselle di oriundi in vista delle convocazioni. Sarebbero convocabili Mario Balotelli, nato Barwuah a Palermo da genitori ghanesi, ma anche il nazionale siculo-tedesco Vincenzo Grifo. E persino il romanista centrale di difesa Federico Fazio, argentino con nonno paterno di Erice. Ma la suggestione si chiama Giacomo Tedesco. «Perché l’ex calciatore palermitano, con tante presenze in A, che ha vestito la maglia rosanero, quella del Catania e del Trapani, si è autocandidato per un ruolo tecnico nella nazionale siciliana. «Tedesco ha raccontato che per scherzo ipotizzava nel 1997- 1998 una nazionale di soli siciliani, il suo interesse ci lusinga e lo contatteremo » , dice Alberto L’Episcopo, il direttore generale che gestisce l’area tecnica e viene da 10 anni trascorsi nello staff del Chievo Verona dei miracoli.«“In una fase iniziale — dice L’Episcopo — cercheremo di coinvolgere giocatori che militano tra i dilettanti e il livello delle convocazioni aumenterà a seconda delle sfide: lavoreremo con società locali a stretto contatto con i vivai, ma il sogno resta giocare al Barbera, al San Filippo o al Massimino».