Cinque gol segnati e una strana sensazione addosso: essere il capocannoniere di un Bari in difficoltà. Kevin Lasagna, 32 anni, si presenta al rettilineo finale della stagione con idee chiare e sogni ancora vivi. Ne ha parlato in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, ripercorrendo le tappe della sua carriera e fissando gli obiettivi di oggi.

«Chi mi conosce sa che non ho mai mollato. Quando la scorsa estate sono arrivato a Bari, mi sono posto due obiettivi: raggiungere la doppia cifra e centrare i playoff. Entrambi sono ancora possibili».

Un attaccante atipico, generoso e spesso criticato per non essere il classico bomber d’area: «Lavoro per il gruppo, cerco sempre di essere altruista. Corro molto per arrivare lucido al momento decisivo. È vero che Longo chiede tanto agli attaccanti, anche oltre i gol».

Curiosamente, Lasagna è stato uno dei pochi a segnare sia all’andata che al ritorno contro il Sassuolo: «Non è poi così strano. La squadra di Grosso gioca un calcio aperto, concede spazi, e ne ho approfittato».

Dalla Serie D alla Nazionale, passando per favole e difficoltà. Il suo nome è ancora legato a una delle pagine più belle del calcio italiano recente: la promozione in Serie A con il Carpi. «È stata la svolta della mia carriera. Da ragazzo avevo collezionato molte delusioni: provini andati male, un’esperienza poco felice con gli Allievi nazionali del Chievo, dove giocavo pochissimo. A Este in Serie D ho ritrovato la gioia del campo, ho segnato 21 gol… e poi è arrivata la chiamata del Carpi».

Fu Cristiano Giuntoli a crederci per primo: «Non mi sono mai interessato alle cifre, ma Giuntoli ha creduto in me. Non mi aspettavo di dare un contributo così importante alla promozione in A. Scrivemmo una pagina storica, grazie alla società, al direttore, a Castori e all’unità del gruppo».

Poi il salto a Udine, dove Lasagna si consacra anche in chiave azzurra: «All’Udinese sono cresciuto sotto ogni punto di vista. In Nazionale ho avuto la fortuna di restare imbattuto: sei vittorie e un pareggio. Il mio esordio in Polonia, con l’assist a Biraghi, è uno dei ricordi più belli».

Alla Gazzetta dello Sport, Lasagna ha raccontato anche i momenti difficili: «Non sono stato convocato per gli Europei vinti da Mancini, ma non ho rimpianti. Sono orgoglioso di avere vestito la maglia azzurra. A Verona, invece, ho faticato ad adattarmi al modulo di Juric».

Poi la parentesi all’estero, in Turchia, al Karagümrük, prima del ritorno in Italia: «Lì si vive il calcio in modo completamente diverso. Un motivo in più per tornare e accettare la sfida di Bari. Una piazza importante, che mi ha dato la possibilità di rimettermi in gioco e sognare la Serie A».

Un sogno che Lasagna insegue con la lucidità dell’esperienza: «Rifarei questa scelta mille volte. Con la squadra che abbiamo dobbiamo arrivare ai playoff. Dispiace per i punti persi nel girone d’andata, ma ora viene il bello. E dobbiamo dare tutto».