L’Arena: “Sorrentino, croce e delizia del Ceo. Ora la porta dei gialloblù è tutta sua. Inutile una campagna sul web per Bizzarri, che ha preso la via di Pescara”
“Rieccolo, tre anni e mezzo dopo. Sorrentino è di nuovo a Veronello, ufficialmente del Chievo dalle 12.36 di sabato ma in realtà prima ancora che il campionato finisse. Gli anni sono 37, quasi uno e mezzo meno di Bizzarri che ha preso la strada di Pescara. «L’Ac ChievoVerona comunica di aver acquisito a titolo definitivo le prestazioni sportive di Stefano Sorrentino. Il portiere, nato a Cava de’ Tirreni il 28 marzo 1979, ritorna a indossare la maglia del ChievoVerona tre anni dopo l’ultima volta», il comunicato del club, punto esclamativo su una trattativa definita in un attimo perché Sorrentino voleva il Chievo e in fondo il Chievo rivoleva Sorrentino. LUNGA STORIA. Sorrentino è stato parecchio amato al Chievo, ad un certo punto palesemente da Nazionale perché nessuno, Buffon a parte, era meglio di lui in Serie A. Miracoloso ogni domenica, specialista in grandi interventi, leader spontaneo a costo di essere scomodo. La sua franchezza l’ha trasformato da idolo a uomo apparentemente incoerente, quando disse «io non ho mai giurato amore eterno a nessuno» colpendo al cuore chi l’aveva già inquadrato come una bandiera. «Merito una grande. E penso di meritare la convocazione di Prandelli», il messaggio autopromozionale di Sorrentino alla fine del 2011, quando l’Italia andò invece agli Europei di Polonia e Ucraina ovviamente con Buffon più Sirigu e De Sanctis. Sorrentino parò otto rigori in due annate, abbonandosi all’otto in pagella e ad un posto fra i primi cinque portieri della Serie A. Finché il Chievo non gli è stato stretto, fino al 25 gennaio del 2013 quando prese la strada di Palermo. Sorrentino chiuderà la carriera al Chievo, più vicino alla sua famiglia e a casa dopo i campionati con Maurizio Zamparini con cui è sprofondato in Serie B cinque mesi dopo aver lasciato Veronello, cambiando tre allenatori fra Gasperini, Malesani e Sannino. Alle spalle si lasciò 163 presenze e 50 partite senza subire gol in un Chievo che riuscì a cavarsela anche senza di lui. DIETRO LE QUINTE. Lasciar andare Albano Bizzarri, al Chievo straordinario per rendimento e serietà, non è stato facile. La scintilla l’ha accesa Campedelli, che a sentire Sorrentino «i primi tempi non mi rispondeva al telefono perché ce l’aveva con me, ma da quando c’è stato il definitivo chiarimento non c’è stata sessione di mercato in cui non abbia provato a riportarmi al Chievo». Più facile adesso, con Sorrentino in scadenza di contratto anche se con una proposta di rinnovo a Palermo che tuttavia lui non ha mai davvero preso in considerazione. Sorrentino conosce il Chievo come le sue tasche, sempre molto forte e particolarmente forgiato da un Palermo perennemente senza equilibrio di cui lui è stato capitano, condottiero e quasi allenatore quando dettò le regole a muso duro a Ballardini, uno dei sette che s’è visto passare davanti su una panchina che cambiava padrone ad ogni soffio di vento, prima della partita vinta al Bentegodi con l’Hellas. Una certezza, che va ad unirsi ad un gruppoconfermato per la quasi totalità secondo il nuovo principio di Campedelli per il quale Veronello deve diventare zona accessibile solo a chi lo merita davvero, senza gli eccessivi via vai delle ultime annate. Meglio le facce fidate e conosciute nel tempo. AVANTI TUTTA. Naturalmente il Chievo non s’è lasciato condizionare dalle prime reazioni di parte della tifoseria, che ha cercato di invadere la rete con tanto di hashtag pro Bizzarri fino a lanciare un messaggio chiaro alla società con lo striscione «Sorrentino, non ti vogliamo», firmato North Side, affisso davanti la sede di via Galvani da chi magari l’estate prima s’era rivoltata per la firma di Meggiorini, solo pochi mesi dopo trasformato in un idolo. Scelta a prima vista impopolare quella del Chievo, ma con una sua logica. Anche per una questione di carta d’identità, nonostante Sorrentino non sia più un ragazzino. Pronto come sempre a metterci la faccia Sorrentino, a non nascondersi mai e soprattutto a far parlare il campo. Quello gli ha sempre dato ragione”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “L’Arena di Verona”.