L’Arena di Verona, Serie A: “Caos Hellas, la curva contesta: «Siete mercenari senza dignità». Il ko con il Carpi e l’incubo della retrocessione scatenano la rabbia dei tifosi”

“La pazienza è finita. Due striscioni per urlare tutto lo sdegno della tifoseria più calda, più appassionata. «Mercenari senza dignità» e « Società e giocatori veniamo a prendervi, tastieristi venite a prenderci». Rabbia, delusione a tradimento. In quelle parole c’è tutto questo. Due striscioni che riportano l’Hellas indietro nel tempo. Chiampan, Polato, la Invest, Ferretto, Mazzi, Pastorello e anche il Conte Arvedi. Tutte queste società subirono pesanti contestazioni. Giocatori più o meno mercenari erano presenti anche allora. In quanti baciarono maglie, per poi scommettere su risultati diversi? In quanti finirono nel letto con pin-up o star della musica leggera, abbandonando la nave gialloblù? Oltre ai giocatori ci metteremmo anche qualche allenatore più o meno vincente della storia del Verona, che si mise d’accordo con altri club ancor prima della fine della stagione. «Tutti Colpevoli» recita forse uno dei manifesti più riusciti della Curva Sud, insieme a quello, crediamo attribuibile alla «Vecchia Guardia» dei «Soli contro tutti». Ma gli anni Ottanta sono lontani, come sono lontani imprenditori calcistici del calibro di Di Lupo e con il potere e i soldi della C più importante della storia del Verona: Chiampan & Canon. Meglio concentrarci sugli anni novanta e duemila.Da allora sono stati soltanto 7 i campionati disputati dal Verona in A. Qualcosa vorrà pur dire… Il campionato di B resta la casa più frequentata dal Verona. Lo dicono i numeri, lo dice la storia. Ben 51 le partecipazioni dei gialloblù alla cadetteria, secondi solo al Brescia in testa con 58 presenze. Ci volle Mondadori, il Murdoch degli anni cinquanta e sessanta per portare per la prima volta l’Hellas in serie A. Ci volle la Canon per vincere lo scudetto ed andare in Europa. I tifosi sono grandiosi, sono immensi ed hanno avuto una scuola stupenda. La forza dell’umiltà e dello stare insieme nel ’71 e la splendida Londonderry per crescere nel mito di Bui prima e Zigoni poi. Brigate Gialloblù, Ultras, Inferno e Gioventù Scaligera e altri gruppi che ora non ricordiamo. Tutti sempre e ovunque al seguito del Verona. Per molti seguire i gialloblù in trasferta è sempre stato un sacrificio economico e non. Lo è stato anche per chi doveva raccontare le bufale di qualche inviato romano che sparava sulla curva a torto per poi fare carriera o nel giornale o nella tv della sera. Essere veronesi, al seguito dell’Hellas, è sempre stato molto difficile. Spesso strumentalizzati o glorificati a seconda della necessità nei vari servizi di testate giornalistiche. La curva è la curva. Non va capita, analizzata o utilizzata. Noi siamo cresciuti così. Noi registriamo, che dagli anni cinquant’anni ad oggi, in pratica ci sono stati due unici cicli irripetibili: quelli di Garonzi e di Chiampan. All’epoca contavano gli incassi e la Juve si accontentava ancora del 17% del botteghino, quando veniva al Bentegodi e non si spartiva con le altre big quasi tutta la fetta dei diritti televisivi, come avviene oggi. Il tifo a Verona è da serie A, ma credeteci restarci sul campo è molto difficile. Setti, Bigon, Mandorlini prima e Delneri dopo, non sono tanto diversi da altri professionisti che hanno conosciuto le stelle e poi le stalle con l’Hellas. Capita, questa è la curva del rendimento di un club medio piccolo, piaccia o non piaccia. Una cosa però ci trova d’accordo con quelli striscioni. Non nel contenuto intimidatorio, ma nel messaggio si. La curva insieme agli altri tifosi chiedono solo impegno e dignità”. Questo quanto riporta l’edizione odierna de “L’Arena di Verona”.

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Giulia Nasca