L’Arena di Verona: “Rolly mette la freccia, Genio è nel mirino”
“Negli ultimi quattro anni la panchina del Chievo, aparte i brevi intermezzi di Di Carlo e Sannino, è stata esclusiva di Eugenio Corini e Rolando Maran. A lungo padroni di Veronello anche da ragazzi, con la fascia di capitano al braccio quando ragionavano già da allenatori. Non è un caso che Luca Campedelli abbia sempre pensato a loro al momento del bisogno. Di fronte domenica a Palermo nel quarto faccia a faccia della carriera. In perfetta parità il bilancio, con Maran sempre al Catania e Corini sempre al Chievo. Ma la storia va parecchio al di là di tre partite.
GENIO DELLA LAMPADA. Corini è quello della salvezza del 2013, quando il Chievo decise di esonerare Mimmo Di Carlo dopo cinque sconfitte di fila. L’ultima proprio a Palermo, con la squadra terzultima con appena tre punti ma a cinque dal sesto posto in quel momento occupato anche dal Catania di Rolando Maran. Corini veniva da sei mesi al Frosinone in Lega Pro, il curriculum non era straordinario ma al Chievo non interessava. Corini era stato il capitano dei 109 punti dei primi due campionati di serieA, il cervello che guidava tutti gli altri. E la scelta infatti è azzeccata: Corini vince al debutto,il suo Chievo nelle prime sei di campionato perde solo a Napoli e a San Siro col Milan, interrompendo il suo trend positivo proprio a Catania dove il Chievo si presenta già con due punti più della terzultima. Alla fine Corini è dodicesimo, con Siena e Pescara retrocede proprio il Palermo che Zamparini divise fra le mani di Sannino, Gasperini, Malesani, ancora Gasparini e di nuovo Sannino. Ottavo con 56 punti invece Maran col Catania.
SECONDA PUNTATA. Il mondo è piccolo, quello del calcio ancora di più. Corini va da Campedelli e Sartori per il colloquio di rito e una conferma che invece diventa in fretta divorzio. Così il Chievo avvia la ricerca del nuovo mister e guarda subito verso Beppe Sannino, tecnico di vecchio stampo sacchiano partito dal basso che conquista in fretta Campedelli. La scintilla però non scatta mai, Sannino in 13 partite vince solo quella di Coppa Italia con l’Empoli e la quarta con l’Udinese prima di perdere sei volte di fila, anche a casa di Maran a Catania, pareggiando quindi con Bologna e Milan quando Sannino viene esonerato e il passo immediatamente successivo è quello di richiamare Corini, che il file della salvezza l’aveva conservato da qualche parte nella memoria del suo computer. Stavolta la si
tuazione è più seria. Il Chievo è ultimo a 6 punti, le quartultime Bologna e Sassuolo ne hanno quattro in più. A Corini però bastano tre partite per rovesciare l’inerzia della stagione, il Chievo vince il derby con l’Hellas nel recupero e raccoglie il massimo con Livorno e Sassuolo. Liberando il talento di Théréau e trasmettendo serenità ai giocatori. Nove punti in un attimo spostano il Chievo in terreno positivo, lasciandosi alle spalle Samp, Sassuolo, Livorno, Bologna e Catania. Non tutto fila sempre liscio però, il finale è in apnea ma la salvezza arriva con la testata di Dainelli a Cagliari.
IL POTERE DI ROLLY. Corini ce l’ha fatta di nuovo e stavolta resta, con un contratto lungo ed un progetto in mano. Abile a saltare in corsa sulla panchina, qualche difficoltà in più la incontra però iniziando il lavoro fin dal ritiro. Il Chievo deve fare i conti in fretta con una serie A che non aspetta nessuno e una nuova rosa da assemblare. Juve, Napoli, Milan e Roma nelle prime sette certo non gli danno una mano, Corini vince al San Paolo ma si ferma all’Olimpico. IlChievo diventa di Rolando Maran, desideroso di cancellare l’ultima parte del periodo col Catania che aveva iniziato a sciogliersi e di ripartire nell’ambiente che lo vide crescere. Capitano lui, capitano Corini. Leggende diverse del Chievo. Straordinario Maran nel primo anno con la difesa che diventa la quarta del campionato e non più la quartultima come era al momento dell’addio a Corini. L’abnegazione alla causa è totale da parte di tutti. Maran alza il livello della condizione fisica, soprattutto entra nella testa di tutti nel modo giusto. Bastano due partite, fra l’altro perse con Genoa e Palermo, per elevare a dismisura il grado di convinzione del gruppo. Per recuperare ottimismo, per cambiare passo, per salvarsi con grande anticipo il primo anno ed arrivare noni a 50 punti nel secondo. Il resto è storia di ieri“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “L’Arena di Verona”.