Sergio Pellissier, ex attaccante iconico del Chievo Verona, ha compiuto un passo significativo nel preservare l’eredità del club acquistando il marchio alla luce del fallimento della squadra. Questo atto non solo testimonia il suo profondo legame con il club, ma segna anche l’inizio di una nuova era per il Chievo.
Durante l’intervista rilasciata a ‘Calcio e Finanza’, Pellissier ha condiviso le motivazioni e le circostanze che lo hanno portato a prendere possesso del marchio del Chievo. È evidente che per lui questo non è solo un investimento commerciale, ma un modo per mantenere viva la storia del club e riconnettere con la comunità e i tifosi che hanno sostenuto la squadra attraverso gli anni.
La decisione di cambiare i colori sociali del club è un dettaglio che non passa inosservato. Lontano dal tradizionale giallo e blu, questo cambiamento simbolizza una nuova direzione e identità per il Chievo sotto la guida di Pellissier. Cambiare i colori potrebbe essere visto come un modo per distinguere questa nuova era dalla precedente, pur mantenendo un legame con il passato attraverso il marchio.
Questo nuovo capitolo per il Chievo, con Pellissier al timone, promette di essere un’interessante evoluzione per il club, con la speranza di riconquistare il sostegno e l’entusiasmo dei tifosi vecchi e nuovi, e di costruire una squadra che possa nuovamente competere e prosperare nel calcio italiano.
«Oggi possiamo dirlo: i soci, come promesso, hanno deciso. Ci chiameremo Chievo Verona e i nostri colori sociali saranno il bianco e l’azzurro. L’impegno per riappropriarci di quel marchio è stato massimo, sia in termini di energie che economico. Sono contento e orgoglioso di questa scelta condivisa che unisce due anime: la storia, il nome AC Chievoverona, e l’eredità presente dell’esperienza di questi ultimi tre anni di Clivense, ovvero i colori bianco e azzurro. Queste anime oggi diventano una cosa sola: un nuovo sogno da costruire, una storia ancora tutta da scrivere. Da parte di tutti c’è il desiderio di tornare a giocare nei professionisti e di farlo nuovamente al Bentegodi. Ho imparato tantissimo in questi tre anni nei dilettanti, ma so anche quanto è importante per tutti, e per il nostro progetto, andare nei professionisti. Ma sono consapevole, anche, di quanto è difficile e complicato arrivarci nei professionisti, quindi c’è da lavorare tanto. Noi siamo una comunità. E anche se siamo in minoranza a Verona, ci sono tanti tifosi del Chievo e lo hanno dimostrato: sia nel sottoscrivere il crowdfunding, sia ora quando ci siamo fissati l’obiettivo di rilevare il marchio. Ci sono tanti appassionati di calcio che lo seguono con piacere, che hanno amato il Chievo per tanti anni perché era una squadra simpatica e familiare».