L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta un’intervista realizzata al difensore del Palermo, Edoardo Lancini. Nel Palermo due gol. Da difensore. «Il mio record. Il primo, contro la Cittanovese, non si scorda mai; il secondo a Nola, decisivo per la vittoria».
La famiglia? «Figlio unico, papà Alberto è nel settore immobiliare e mi ha trasmesso la passione per il Milan; mamma Grazia faceva la fruttivendola, e del calcio conosce solo Lancini…». Edoardo che figlio è? «Ascoltavo i miei genitori e avevo timore di papà: se, tornando a casa, non rispettavo l’orario, prendevo di quelle bastonate…». Fidanzato con Paola. «Unico amore. Ci siamo conosciuti 7 anni fa a una festa. E’ bastato uno sguardo. Lei si è fatta avanti e timidamente le ho sussurrato: “Ti ho visto da lontano e mi si è aperto il cuore”. Era diversa da tutte ed è scattato qualcosa dentro». Numero preferito? «A Nesta piaceva il 13, a me il 17. Porta sfiga? Balle, ma Cellino, superstizioso, me l’ha fatto togliere. Il 19 l’ho preso il giorno in cui è morto mio nonno e poi è quello di Bonucci. In assoluto, sarei per il 23. Della serie non è vero… ma ci credo». Un corpo pieno di tatuaggi. «Braccio sinistro: i nomi dei miei genitori con un diamante; a destra una geisha, quando l’essere donna diventa un’arte; poi un segno giapponese della fortuna e un samurai, coraggio e battaglia. Nella schiena, un gigantesco leone che ruggisce non stilizzato come quello di Icardi, il mio ha la bocca aperta, pronto ad azzannare la preda».