L’allarme dell’ ad della Lega De Siervo «Pirateria, il calcio così salta. Vorremmo più Sud vincente in serie A»
L’edizione odierna de “Il Mattino” si sofferma sull’allarme lanciato da De Siervo sulla pirateria.
«È come in Guardie e ladri, stiamo sempre a inseguire. Appena li acchiappiamo, loro si spostano in un altro server. Però, alla fine di questa battaglia vinceremo noi. Perché è o noi o loro. Ne va della sopravvivenza del mondo del calcio». L’ad della Lega Serie A Luigi De Siervo è al centro commerciale Jambo-1, sottratto al clan dei Casalesi e ora sottoposto ad amministrazione giudiziaria, per un evento sulla Cyber Security moderato dal direttore del Mattino Roberto Napoletano. Dopo, all’ora di pranzo, De Siervo è ospite del Napoli nel centro tecnico di Castel Volturno, dove è accolto da Lele Oriali.
C’era una volta il vecchio “pezzotto”
«Sì, ha un senso di nostalgico questa parola, forse perché legato alla creatività di una volta. Ma ora non è così, dietro ai pirati c’è la camorra, la ‘ndrangheta, c’è il far west informativo che regna fuori dall’Italia, ci sono almeno 300 milioni di euro che ogni anno finiscono nelle tasche del crimine organizzato e non delle società di calcio».
Il governo si è mosso?
«E anche bene. C’è un filo di Arianna che collega l’hacker con il terminale del cliente: ora dobbiamo risalire all’utilizzatore finale e sanzionarlo. Le norme ci sono. Un vero tifoso non vede la partita piratata, perché poi fa un danno al suo club. Ma è questione culturale, non legata al prezzo degli abbonamenti».
C’è stato un calo di ascolti in queste prime tre giornate?
«No, perché si calcola solo l’audience di Dazn e mancano ancora i dati di Sky, che si è assicurata tre gare. Poi c’è il fenomeno di chi si abbona in ritardo, dopo essersi disabbonato prima dell’estate. Ma non siamo preoccupati».
Non è che si gioca troppo?
«Sì, il numero di gare è esagerato. Ma non è colpa nostra: le partite che organizziamo come Lega sono sempre le stesse. Da anni. Abbiamo in corso una battaglia legale con la Fifa per il Mondiale per club. Ma anche con la Uefa è in corso una discussione: in pochi anni il numero delle partite della nuova Champions e delle nazionali è cresciuto in maniera vertiginosa».
La nuova formula della Champions danneggia la Serie A?
«Certo e mi preoccupa perché è evidente che questo format toglie valore alle competizioni nazionali. Prima le gare delle coppe europee si svolgevano in autunno e poi in primavera, ora ci sono otto mesi di partite. Ininterrottamente. Sono prodotti sostituibili, magari chi compra da un broadcaster non compra da un altro. E davvero rischiano tutti i campionati nazionali, non solo la nostra Serie A».
Troppo poco Sud?
«Sì, ne vorremmo di più, proprio per esaltare il racconto di un Meridione che vince, che sa costruire e che si sappia mettere in luce. C’è il Napoli che è una delle big ma anche il Lecce che con la competenza ha mostrato di essere in grado di essere competitivo».
A che punto è l’Europeo del 2032?
«È un’occasione per il Paese unica. Sappiamo che gli ispettori dell’Uefa visiteranno a ottobre del 2026 gli stadi che sono stati indicati: in quei giorni non bastano i progetti o le promesse, ma conta lo stato di avanzamento dei lavori. A Napoli so che nulla è ancora iniziato. Le istituzioni abbiano coscienza che in un contesto come quello Uefa ci vogliono garanzie concrete non su carta, ma sui cantieri. A Firenze sono partiti e questo ci rende contenti».
Sulla pirateria neppure mezzo passo indietro
«Il calcio moderno si mantiene sulla forza di vendere le partite. Stiamo aggredendo anche i motori di ricerca che per certi versi sono complici. Ci sono, ripeto, 300 milioni di euro di mancati introiti, ovvero il 30% del valore dei diritti TV. Il calcio così viene ucciso, perché non ci sono più i mecenati di una volta che perdono soldi, viene speso quello che entra in cassa: abbiamo il calcio che meritiamo e questo sistema parassitario che non paga per vedere le gare va fatto saltare. Sennò salta il calcio. O noi o loro».