L’edizione odierna de il “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla scomparsa dell’ex calciatore Totò Schillaci e sul dolore della famiglia.
La famiglia Schillaci si prepara a dire addio a Totò, in un giorno che sarebbe dovuto essere di festa. Oggi, infatti, il figlio Mattia avrebbe dovuto laurearsi in odontoiatria in Portogallo, ma la tragedia ha cambiato ogni piano: la tesi resta chiusa in un cassetto, e le bottiglie pronte da stappare sono state riposte in frigo. Al loro posto, una cerimonia funebre in Cattedrale e un ultimo viaggio verso il cimitero.
La famiglia Schillaci ha trovato conforto nell’abbraccio della città di Palermo. Il padre, Mimmo, la moglie Barbara e il figlio Mattia si ritrovano ora al centro di una scena carica di dolore. Mimmo veglia accanto alla bara, mentre Barbara, travolta dal pianto, cerca di parlare. Mattia, il più giovane, sorprende per la sua forza, anche se il cappellino che indossa sembra nascondere un po’ del suo sguardo, lo stesso che ha incantato l’Italia durante le “notti magiche” del calcio. “Guardavamo insieme i video dei suoi gol, e ascoltavamo la canzone di Gianna Nannini e Edoardo Bennato. Credo che quello sia stato uno dei periodi più belli per mio padre e per l’Italia”, dice Mattia, ricordando quei momenti con affetto.
Nonostante la perdita del padre, Mattia racconta con orgoglio il legame speciale che li univa: “Per me non era solo un padre, ma uno dei miei migliori amici”. Gli insegnamenti di Totò restano scolpiti nella sua memoria, come l’invito a non mollare mai, a lottare per superare ogni ostacolo, proprio come faceva lui.
Totò Schillaci aveva capito da tempo che questa sarebbe stata una battaglia persa. Sua moglie Barbara ripercorre il lungo calvario dei tre anni e mezzo di malattia: “Abbiamo lottato insieme. Sembrava che avesse superato la malattia, ma poi le metastasi sono tornate. Totò ha lottato come un guerriero, fino alla fine, per noi”. La sua voce si spezza mentre abbraccia Mattia, ma riesce a trovare la forza per ricordare l’umiltà e la nobiltà d’animo che l’hanno fatta innamorare di lui: “Era l’amore della mia vita, lo è ancora oggi”.
Il dolore di Palermo è tangibile, mentre la città si stringe intorno alla famiglia Schillaci. Il padre Mimmo, che in meno di un anno ha perso anche la moglie, si trova ora a vivere l’esperienza più innaturale per un genitore: salutare un figlio. Nonostante tutto, Domenico ricorda con dolcezza i momenti passati con Totò, tra una battuta e l’altra sulle partite di calcio: “Lo chiamavo in ritiro e gli dicevo che avrebbero vinto i mondiali. Ma lui rispondeva sempre che la partita doveva ancora giocarla”.
La giornata è carica di emozioni, e Palermo sembra voler trattenere ancora un po’ Totò Schillaci. Le parole della famiglia e degli amici riecheggiano, mantenendo vivo il ricordo di un uomo che ha segnato non solo il calcio, ma anche la vita di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.