Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, è intervenuto ai microfoni di Radio TV Serie A, ha parlato dalla Superlega al Decreto Crescita.
Di seguito le sue parole:
«Superlega? La visione sul futuro delle competizioni europee e nazionali si fonda su due principi fondamentali: la rilevanza e la centralità assoluta dei campionati nazionali e l’accesso a campionati internazionali in base alle prestazioni e ai risultati che si generano nei campionati nazionali. Attraverso un dialogo costruttivo si potrebbe arrivare ad un miglioramento dei format e ad una maggior rappresentatività per i campionati che sono quelli che generano più risorse. L’armonizzazione dei calendari è un tema da trattare perché ad oggi ci sono problemi nella gestione dei club per le troppe competizioni che rischiano di accavallarsi».
«Decreto Crescita? Incomprensibile; era un provvedimento che aveva ridato competitività al campionato italiano come dimostrano i risultati delle ultime competizioni europee che sotto alcuni aspetti è già svantaggiato con i competitors europei. Questo decreto aveva un impatto limitato sulle finanze dello Stato e non ne avrà in futuro perché riadegueremo il budget in conseguenza della nuova fiscalità, in funzione di ciò, ora, si cercheranno calciatori con minor rilevanza e competitività internazionale senza garantire nessuna ulteriore risorsa dello Stato. In prospettiva ci sarà un peggioramento perché il campionato italiano perderà attrattività anche in termini di risorse e di ingressi nelle casse statale e il vantaggio fiscale relativo ai calciatori stranieri era intorno al 60% e non andava ad inficiare sul fatto di far giocare o meno i calciatori italiani e questo è un problema di percorso formativo e motivazionale. La difficoltà di creare strutture deriva da due fattori: come primo problema ci sono i processi autorizzativi che sono troppo complessi e per i quali interferiscono i comuni e le regioni e le difficoltà dei comuni di compensare i progetti a livello locale per le modifiche che comportano sull’economia del territorio; l’uso di un commissario ad hoc sarebbe utile. La seconda difficoltà riguarda i problemi finanziari: i progetti sugli stadi sono a lungo termine e prevedono il coinvolgimento dell’investimento pubblico. Tutto questo dovrebbe far parte di un dialogo tra Lega e istituzioni che ad oggi invece è molto complesso».