L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su Blatter e la vicenta delle tangenti dal Qatar.
Mercedes d’epoca abbandonate dai proprietari nei posteggi sotterranei della sede della Fifa a Zurigo. Fotografie di tavolate newyorkesi da 20 mila dollari di conto. E soprattutto, la rivoluzione del sistema di assegnazione della Coppa del Mondo a questo o a quel Paese. Questo resta dell’inchiesta dell’Fbi che ha scoperchiato il verminaio della corruzione fra gli alti dirigenti della Fifa per assegnare i Mondiali del 2018 alla Russia e quelli del 2022 al Qatar. L’indagine, nata da uno scoop del quotidiano britannico Sunday Times , ha convinto la Fifa ad affidare finalmente all’intera assemblea, e non a pochi corruttibili funzionari, la scelta di dove giocare il torneo più importante del calcio globale. Ed è costata a Michel Platini e Sepp Blatter le presidenze di Uefa e Fifa.
In un paradosso apparente, che stupisce solo chi non è avvezzo a tribunali e sentenze, entrambi hanno avuto rovinate carriera e reputazione, nonostante nessuno dei due abbia riportato condanne. «La Fifa non era corrotta. Le persone nella Fifa lo erano», rimugina l’85enne svizzero nel documentario The man who sold the World Cup , tradotto in Italia con un più prudente e interrogativo Chi ha venduto la Coppa del Mondo? , su Discovery+ dal 21 ottobre. Blatter, ingombrante protagonista della storia, si difende ma non si nasconde: «Il Qatar ha pagato tangenti per ospitare i Mondiali? Non lo so, non l’ho visto. Ma per ottenere la Coppa del Mondo tutto è possibile ». Promesse milionarie fatte in camere di hotel da intermediari qatarioti a presidenti di federazioni calcistiche africane.
Bonifici che triangolano da Paese a Paese e finiscono sui conti dei dirigenti di Zurigo, dove a metà dicembre 2015 la polizia svizzera in collaborazione con le autorità statunitensi ha eseguito arresti che hanno decapitato l’organo di governo del calcio mondiale. La caduta più rumorosa è stata proprio quella dell’ex presidente, detronizzato dopo 17 anni. Al suo posto, nel febbraio successivo, l’assemblea ha scelto Gianni Infantino, contro cui Blatter punta il dito: «Sono in pace con me stesso e con il mondo, ma non con il mio successore. Si è rivoltato contro di me, è stato ingiusto».