“C’è anche il Toro, lassù nella parte nobile della classifica. Tutto così bello, tutto così in fretta e, stavolta, niente tremori davanti ad un duello che può dare sostanza alla stagione granata. Palermo si annunciava come la tappa trabocchetto per una squadra che aveva messo sotto Roma e Fiorentina e che era chiamata a dimenticare il gioco dell’oca, quel passatempo che ti riporta indietro dopo averti illuso.Secondo miglior attacco Il Toro che si impossessa della notte delle mille partite in A del Palermo ha il volto di un gruppo feroce, ma allo stesso tempo paziente ed equilibrato. Solo così non si sbanda dopo essere finiti sotto in avvio e, solo così, si risale la corrente senza strappi, ma con la convinzione nei propri mezzi. Le qualità di questa squadra sono evidenti e, seppur autore di due colpi ad effetto, non vanno lette esclusivamente con i piedi fatati del gioiello Ljajic. Come spiegare, altrimenti, l’arrembante prestazione del giovane Barreca e la spavalda serata di Zappacosta? E che peso merita il lavoro, sempre abile e mai banale, dell’instancabile Iago Falque? Di questo passo andrebbero citati un po’ tutti gli interpreti del momento di un Toro che, adesso, aspetta la Lazio allo stadio Grande Torino per rimanere a guardare le stelle. Nel finale va via la luce Le luci del Renzo Barbera, qua a Palermo, si sono spente (nel vero senso della parola) solo per qualche istante perché a tenere accesi i riflettori del gioco ci ha pensato il tridente granata, per la prima volta davvero insieme: era accaduto con il Milan, il Bologna e, l’ultima volta, due settimane fa con la Fiorentina, ma mai per più di mezzora e senza che i tre tenori potessero sommare il pieno di carburante per colpa di qualche contrattempo fisico. Alla prima, vera occasione ecco il risultato: Belotti si è fatto scudo, Falque ha inventato, Ljajic ha creato. Tradotto: una linea d’attacco del genere in pochi possono metterla in mostra. «Potevamo farne di più» Tutto così bello, tutto così in fretta. Ora che i numeri sotto porta raccontano di diciassette reti realizzate (non capitava dal 1949/50), secondo attacco del campionato, alla pari della Juve, due gol in meno della Roma, viene da pensare al tempo che Ljajic (soprattutto), ma anche Belotti hanno passato in infermeria. Il tecnico granata Mihajlovic è in anticipo rispetto alla tabella di marcia fissata in estate: in anticipo perché il suo Toro ha assunto l’atteggiamento che deve avere una squadra che ha come obiettivl’Europa. Le piccole, grandi imprese nascono su campi come questo, nel giorno della festa per le già citate mille partite in A e quando il copione sembra mettersi in salita. Per Maurizio Zamparini una ricorrenza triste, molto triste: finisce con i cori dei suoi tifosi che lo invitano a cambiare aria. Ljajic, invece, se la gode: «La rete presa subito ci ha dato la scossa. Potevamo fare persino più dei 4 gol. Ora pensiamo alla Lazio, senza porci obiettivi né limiti»”. Questo quanto riportato su “La Stampa”.