La Stampa: “Magari andremo a comprare la lavatrice a mezzanotte e si lavorerà anche il week-end con riposi da modulare. Ecco come riparte l’Italia”
L’edizione odierna de “La Stampa” ha analizzato quella che sarà la ripartenza dell’Italia dal 4 maggio in poi. Ecco un estratto: “Magari andremo a comprare la lavatrice a mezzanotte e si lavorerà anche il week-end con riposi da modulare, perché gli uffici dovranno marciare mezzi vuoti, andranno evitate le ore di punta nelle città. Questo ha fatto capire il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia: «Non tralasciamo nulla, nemmeno la possibilità di lavorare anche il sabato e la domenica». Dal 4 maggio, la vita cambierà. Più bici elettriche e monopattini, tennis permesso, cene dagli amici pure, ma se pochi e distanziati. Prima di quella data metterà il naso fuori solo chi dovrà andare a lavoro e se davvero ci sarà un allentamento sulla chiusura di alcune filiere industriali, come auto, edilizia e moda, importanti per l’export. Il problema però è che a frenare sono il premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza. Entrambi spingono per arrivare con il lockdown fino al 4. Conte vuole evitare decisioni precipitose, perché sono ancora troppo alti i rischi di nuove ondate del virus. La ripartenza ci sarà «a breve», quando «sarà garantita la sicurezza», ma bisognerà prepararsi «con lungimiranza», «pronti a intervenire se la curva dovesse tornare a rialzarsi», con contenimenti mirati e dunque, come anticipato nei giorni scorsi, nuove zone rosse sul modello che ci fu a Codogno agli albori del contagio. Su consiglio della task force di Vittorio Colao il governo fornirà linee guida valide su tutto il territorio nazionale, lasciando alle regioni margini di azione sulle restrizioni. Un modo anche per evitare il rimpallo di responsabilità che, per esempio, nella dialettica quotidiana con la Lombardia sta diventando estenuante. Resta da capire che fare con le aziende. Le proiezioni dell’Osservatorio della Salute sull’azzeramento del contagio hanno fornito uno schema. Da Sud verso Nord tutte le regioni arriverebbero a contagi zero entro la terza settimana di maggio, tranne Lombardia e Marche, dove l’emergenza si trascinerà fino a giugno. Prima in Consiglio dei ministri e poi al vertice di Conte con i capidelegazione, c’è stato un confronto acceso su come articolare il piano di riapertura sulla base di protocolli e organizzazione del lavoro e dispositivi di protezione. Su questo si è battuto molto, mettendo in chiaro i rischi soprattutto per le piccole e medie imprese, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Spinge per riaprire il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Restano scettici nel comitato tecnico-scientifico. Una risposta definitiva arriverà solo dopo che Colao consegnerà a Conte il suo rapporto, forse venerdì, se non prima come chiedono alcuni ministri. Si ragiona già in termini di protezione delle categorie più esposte (anziani, malati, immunodepressi) e di attività meno a rischio che possono essere riavviate. Quel che è certo è che il governo punta ad aperture differenziate per regioni, nonostante l’opposizione dei lombardi. Ma le curve dei contagi parlano da sole. «L’obiettivo è stare al di sotto del rapporto di contagio 1 a 1 e siamo sotto ovunque tranne in Lombardia», spiega la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. «Nella fase nuova serviranno linee guida nazionali valide in ogni regione e sarà possibile tenere in considerazione le differenze tra ciascuna realtà territoriale», dice Speranza. Ma i criteri stringenti faranno sì che alcune regioni potranno aprire prima. Ieri nel Lazio 6 mila tamponi e 60 nuovi contagi, l’1%, tasso che sale invece al 10% in Lombardia. Significa che il nord continua a impensierire il governo. Anche per questo, dopo il 4 maggio, «ci vorranno alcune settimane prima di muoversi tra le regioni», chiarisce Boccia”.