«Mi rendo conto che l’epidemia non causa solo decessi e contagi, ma anche una forte disgregazione sociale». Conte ha proposto un «piano omogeneo per la riapertura in tutto il territorio nazionale». Cosa ne pensa? «Certamente un piano coordinato è meglio di uno basato su
riaperture diversificate da regione a regione. In questo caso, si avrebbero situazioni a macchia di leopardo che comporterebbero difficoltà. Pensiamo alle aziende che operano in più regioni: come faremmo a gestirle? Come potrebbero lavorare?». Non c’è il rischio che il contagio riparta? «Aprendo dobbiamo immaginare che apriamo anche tanti rubinetti diversi: le aziende agricole, il settore metalmeccanico, le fabbriche… E dobbiamo essere consapevoli che ogni rubinetto che apre rischia di aumentare contatti e probabilità di nuove infezioni. Per questo si devono fare scelte che comportino il minor rischio possibile, per esempio scegliendo un procedimento coordinato con delle restrizioni decise a livello regionale». Conte dice che prima riapriranno le attività merceologiche e solo dopo bar e ristoranti. È d’accordo? «Sì. È chiaro che in un negozio il distanziamento sociale è più facile,perché si farebbe entrare una persona alla volta. Mentre in un bar in un ristorante non puoi farlo. In più,imporre ai luoghi dove si mangia la riduzione drastica di tavoli e quindi di coperti avrebbe un effetto disastroso sui loro conti. Per cui, secondo me, è meglio attendere ancora un po’ ma, una volta stabilito di riaprire, che sia per loro una vera riapertura». Quali accortezze andranno prese per la ripartenza? «Bisognerà guardare alle filiere e modulare la riapertura non in modo burocratico, ma osservando con attenzione cosa succede. E in base a questo, procedere. Non dimentichiamoci che a Shanghai e a Hong Kong ci sono state delle recrudescenze, per cui dobbiamo assolutamente essere flessibili e pronti a modifiche nel caso in cui i contagi ricomincino». Queste le parole dell’esperto virologo, Fabrizio Pregliasco, rilasciate ai microfoni di “La Stampa” in merito alla fase 2 dell’emergenza Coronavirus.