La Stampa: “Il turismo in ginocchio studia come ripartire, ma Comuni e Regioni vanno in ordine sparso”

L’emergenza Coronavirus porterà conseguenze catastrofiche praticamente in tutti i settori, sicuramente il turismo sarà uno di quelli che subirà di più le restrizioni per la pandemia di Covid-19. L’edizione odierna di “La Stampa” fa il punto della situazione sul settore, ogni Regione sta pensando a come far ripartire la macchina del turismo post pandemia. A muoversi per prima è la Sicilia, che promette ai visitatori notti gratis in hotel e biglietti in regalo per l’ingresso ai musei grazie a un intervento della Regione: Palazzo d’Orleans sosterrà il turismo in ginocchio per l’emergenza coronavirus con 50 milioni di euro, acquistando dagli operatori i servizi da offrire a chi sceglierà le vacanze sull’isola. Arriva dal Sud, dove il contagio ha morso meno, il segnale che il turismo deve rialzarsi. Il quadro, per un settore strategico che con 200 miliardi di volume d’affari genera il 13% del Pil e occupa il 15% dei lavoratori del Paese, è drammatico: Confturismo-Confcommercio stima solo nel trimestre marzo-maggio un calo di 31 milioni di visitatori, con una perdita di 7,4 miliardi, mentre le previsioni indicano una perdita a fine anno pari al 60%. Una cosa è certa: sarà un’estate senza (o con pochi) stranieri, che rappresentano il 50,5% delle presenze totali. Le speranze sono affidate al mercato interno, che guarda a parchi naturali, piccoli borghi e cammini religiosi. Luoghi tranquilli, senza assembramenti. Mentre molti Comuni, da Catania a Genova, rinviano l’incasso della tassa di soggiorno per aiutare gli alberghi rimasti vuoti, il governo studia un «bonus vacanza» destinato alle famiglie da inserire nel decreto Aprile: l’ipotesi è una detrazione fiscale per soggiorni di almeno tre notti in Italia fino a 325 euro. Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali e del Turismo, ha voluto dire la sua sulla riapertura degli stabilimenti balneari:  «Non sono in condizione di dirlo, lo dirà la comunità tecnico-scientifica». I balneatori, che in gran parte hanno già bocciato l’idea dei box in plexiglass sulle spiagge, chiedono una ordinanza nazionale, con regole uniformi su tutto il territorio. Si annunciano anche qui nuove frizioni: il governatore del Veneto Luca Zaia chiede di discutere le procedure e si dice perplesso davanti a indiscrezioni che ipotizzano di «misurare la temperatura ai bagnanti» mentre «in spiaggia ci sono 38 gradi, o l’indicazione di lavarsi con sapone quando si esce dal mare».
In Campania il presidente Vincenzo De Luca avrebbe ventilato addirittura la chiusura delle spiagge libere a causa delle difficoltà a regolamentare le presenze. Ieri intanto un coordinamento di città d’arte tra le quali Venezia, Torino, Firenze, Roma e Palermo, in un confronto con il sottosegretario Lorenza Bonaccorsi, ha sollecitato detrazioni fiscali e interventi per incentivare la ripresa, un fondo per i Comuni come ristoro per il mancato introito del contributo di soggiorno e risorse straordinarie per adeguare le strutture alle nuove norme. In attesa di un piano, Regioni, Comuni, enti e imprese si muovono in ordine sparso.