L’edizione odierna de “La Stampa” si sofferma sulla scomparsa di Totò Schillaci e riporta un’intervista a Tacconi.
«Porca vacca, un altro dei nostri se n’è andato…» ha detto Stefano Tacconi con la voce rotta dalla commozione, dopo aver appreso della scomparsa di Totò Schillaci. Per lui, Schillaci non era solo un ex compagno di squadra alla Juventus o in Nazionale, ma molto di più. «Ciao fratello, per sempre nel mio cuore», aveva scritto su Instagram, cercando di riassumere il legame speciale che li univa fin dal 1989, quando si incontrarono per la prima volta alla Juve.
Tacconi, anche Schillaci l’aveva definito un “fratello” in più di un’occasione. Qual è il suo ricordo?
«Un ricordo dolce, di amicizia vera, abbiamo condiviso insieme tanto. Sì, un fratello. Anche se quando era arrivato alla Juve, ora posso dirlo, era praticamente il mio figlioccio. Era spaesato, preoccupato, non sapeva come fare ad ambientarsi, e io, da capitano, l’avevo preso sotto la mia ala protettiva»
Com’era Schillaci prima di Italia ’90?
«Era forte, ma era stato catapultato in una realtà troppo lontana dalla nostra, per cui l’inizio non era stato semplicissimo. Però tutti sapevamo che il suo talento sarebbe esploso. Conoscevamo il suo valore e sapevamo che quello che faceva al Messina lo avrebbe rifatto anche alla Juve. Infatti segnò tanto e vincemmo Coppa Italia e Coppa Uefa»
Molti compagni di Nazionale hanno sottolineato la sua importanza per Schillaci anche prima del Mondiale. È vero?
«Sì, in Nazionale c’erano tante personalità forti, e lui era introverso di carattere, aveva bisogno di qualcuno come me per inserirsi. Mi voleva bene e mi permetteva tutto, anche di prenderlo in giro»
Italia-Austria, la partita non si sblocca. Entra Totò e inizia la favola…
«Dopo il gol venne ad abbracciarmi, quel momento non lo dimenticherò mai, lo porterò sempre nel cuore. Quando ho visto che sarebbe entrato in campo, gli dissi: “Vai e fai gol, questo è il tuo anno”. È andata così ed è corso ad abbracciarmi»
Come mai quella magia finì dopo il Mondiale?
«Non è stato semplice per lui il periodo successivo. Alla Juve la gestione Maifredi andò male per tutti, e lui forse ebbe più difficoltà degli altri. Poi dovette fare i conti con una crisi familiare che lo ha inevitabilmente condizionato»
E la famosa rissa con Baggio?
«Tutto vero. Totò attraversava un periodo difficile, era spesso agitato. Roby lo vide che leggeva il giornale e, per scherzare, cominciò a dargli schiaffetti sui fogli. “Minchia”, una volta, due volte, poi tre… Alla fine Totò gli tirò un pugno. Boniperti multò tutti, non solo loro due, perché quella cosa non sarebbe dovuta uscire dallo spogliatoio»
Negli ultimi anni?
«Ci sentivamo, soprattutto quando stavamo bene e capitava di giocare tra vecchie glorie. Era bello rivivere quelle stagioni. Mi mancherà Totò, tanto»