L’edizione odierna de “La Sicilia” riporta le parole dell’antico bombardiere delle aree di rigore Tanino Troja.
«Eravamo agli inizi della stagione ’76/’77 e mister Di Bella mi convinse a riprovarci ancora ma con la maglia rossazzurra, io che nel Palermo ero maturato e mi ero affermato. Io che il Catania sapevo com’era fatto solo da avversario».
Che cosa accadde?
«Lessi e rilessi il calendario della serie B, assillato dallo choc del derby alla Favorita, che sarebbe arrivato presto, addirittura il 31 ottobre. Tanino – dicevo fra me e me – entrerai nel tuo stadio da avversario; farai venire il mal di fegato alla tua curva Nord; da casa, nella vicina via Resuttana, la mamma sentirà urli e mormorii della folla, soffrendo per te… Dunque la grande decisione: cominciai a tartassare Carmelo Di Bella con le mie perplessità ed i miei dolori intimi. Mister, gli dicevo, non me la sento di giocare contro il mio pubblico e dunque contro la mia squadra di origine». Quale fu la reazione del tecnico? «Di Bella, un galantuomo che per me era stato e virtualmente era un padre, finì per capirmi e creò una trama ben congegnata. Concordammo che io all’inizio della settimana avrei accusato le conseguenze di un infortunio; che nei giorni avrei zoppicato; insomma che ‘purtroppo’ contro il Palermo avrei gettato la classica spugna. Da bravi attori, io e l’allenatore recitammo la rispettiva parte in modo credibile; il medico ed il massaggiatore finirono per assecondarci».