L’edizione odierna de “La Sicilia” si interroga sull’azionariato popolare e se fosse un modello possibile per il Catania.
Può un modello di azionariato popolare avere un costante seguito a Catania? Su questo s’interroga il quotidiano locale, citando vari esempi. La Lazio dell’era post Cragnotti vide nella passione dei tifosi la formazione di una sorta di ‘public company’ che annoverò al tempo oltre 60.000 azionisti per il totale di un 65% di quote. L’attuale progetto che riguarda la Roma, ‘MyRoma’, è concentrato sull’investimento nel settore giovanile con alcuni sostenitori che garantiscono una piccola ma significativa immissione di quote nel capitale del club.
Poi spicca il modello Interspac dell’economista Carlo Cottarelli, nell’ambito di una società di 16 azionisti tifosi dell’Inter creando uno pseudo maxi-portafoglio per tamponare i debiti nerazzurri. Causa nobile ispirata da personaggi anche più che credibili, eppure non ancora considerata dall’attuale presidenza del Biscione. In casa Hellas Verona alcuni tifosi versano una quota variabile con un esponente nel consiglio d’amministrazione a titolo del gruppo-tifosi. A Mantova, Taranto e Livorno il modello ha vissuto importanti tappe sviluppando un rapporto diretto con l’amministrazione societaria, nel caso dei pugliesi con una percentuale dell’8%. Tornando alla realtà di Catania, l’azionariato popolare avrebbe più un senso di profonda comunione con la nuova proprietà, impossibile però conoscerne l’impatto. L’obiettivo è tendere la mano al soggetto che si presenterà al bando con una dote economica, imprenditoriale virtuosa. Si potrebbe avallare un piano di comune accordo con una proprietà solida, ma per adesso questa è una speranza e nulla più. Progetti e proposte saranno comunque oggetto di esame e interesse.