La scelta della società di dare fiducia al tecnico è stata vincente. Corini ha ricostruito il Palermo
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Corini che ha ricostruito il suo Palermo.
La pazienza di Corini. E della società che non lo ha messo in discussione dopo una partenza certamente al di sotto delle attese, fidando sulla scelta ponderata fatta in estate dopo lo choc delle dimissioni di Baldini. Oggi la classifica è la migliore degli ultimi mesi, 11° in solitaria col 5° posto e la zona play off addirittura a soli 3 punti senza però dimenticare che il terz’ultimo resta molto vicino, appena 4 lunghezze. E quindi la concentrazione deve sempre restare alta.
CONCETTI VINCENTI. Si vanno materializzando molti concetti espressi dal tecnico in questi mesi, che la piazza aveva accolto storcendo la bocca, insoddisfatta di una stagione solo per “consolidare la categoria”, nonostante il Palermo di fatto sia una matricola che si riaffacciava alla B dopo 3 anni. Corini però aldilà dell’affetto per la città, conosce bene il campionato e le sue asperità, ha capito in tempo che il progetto su cui aveva puntato inizialmente non decollava e dopo la bruttissima sconfitta di Terni lo ha corretto con scelte rivelatesi efficaci. Non ci fossero stati i due passi falsi a Cosenza e col Venezia, coi rigori falliti da Brunori e il gol del pari ingiustamente annullato a Bettella, oggi il Palermo potrebbe parlare di una serie di 10 giornate consecutive senza sconfitte. Adesso però la striscia è nuovamente a quota 4 risultati utili di fila con 8 punti all’attivo.
Spirito e carattere. Non parliamo di calcio scintillante o di una squadra capace di dominare gli avversari. Al contrario. Ma di un Palermo che, nuovo di zecca nell’organico e col rischio di perdere la bussola davanti alla pressione di una metropoli ambiziosa, ha saputo indossare in fretta il vestito del sacrificio. Quella di domenica sul Cagliari è la terza vittoria stagionale su un’avversaria di grande blasone (le altre su Genoa e Parma) e tutte sono arrivate nella stessa maniera. Ovvero, subendo a lungo il palleggio dei rivali, chiudendo con disciplina gli spazi e ripartendo in velocità alla prima riconquista del pallone. Un gioco di pazienza appunto, basato anche sulle caratteristiche di una squadra che ha davanti scattisti da lanciare in profondità. Non può più essere un caso. Corini però rifiuta l’etichetta di un Palermo che non sia in grado di costruire: ha rinunciato alla partenza dal basso, grazie anche alla capacità di Pigliacelli di rinviare lungo con precisione non comune per i portieri, ma col rilancio di Stulac cerca geometrie più lineari. E il 2° tempo di domenica, con la squadra in fiducia grazie al doppio vantaggio, è stato infatti il migliore dell’anno.