Dopo l’intervento di Spadafora, La Russa, tifoso dell’Inter e presente in aula, ha voluto contestare diverse affermazioni sul calcio e la Serie A.
CALCIO SMINUITO – Ignazio La Russa risponde a Vincenzo Spadafora: “Voglio parlare di un tema che lei considera marginale ma che appassiona milioni di italiani, la Serie A calcistica. Al di là del dato economico credo che non possa lei sottovalutare l’aspetto di interesse popolare che questo sport, a questo livello, riveste. Per carità, mi rendo conto che lei ha una cultura, quella del suo partito di appartenenza, che ci ha fatto perdere le Olimpiadi di Roma e ci ha reso impossibili quelle di Torino. Ha un atteggiamento snobbistico verso un certo tipo di sport: lo capisco e rispetto la sua valutazione, non la apprezzo ma la rispetto. Però il calcio professionistico non può essere messo fra parentesi, come ha fatto lei”.
CRITICHE ECCESSIVE – La Russa vede un messaggio contrario di Spadafora sulla Serie A: “Fino ad adesso ha dato l’impressione, sbagliata sicuramente, di avere una specie di preclusione e di essere prevenuto nei confronti del campionato di calcio. Non sarà vero, ma questa è un’opinione ampiamente diffusa e nel taglio dell’intervento di oggi l’ha confermato. Lei dirà: “Che c’entra? Le prescrizioni le ha fatte il Comitato tecnico scientifico”. Questo comitato finisce per arrogarsi anche il compito di dire chi, in ultima analisi, deve decidere: spetta a lei, ma non è vero. Non spetta nemmeno al Governo, ma al Parlamento: mettetevelo bene in testa!”.
QUALE FUTURO PER IL PROTOCOLLO? – La Russa ritiene che Spadafora stia forzando il protocollo sanitario di garanzia: “I medici non possono arrogarsi il compito. A meno che, se indicano lei, è perché c’è stata un’indicazione doppia: quello che loro scrivono è in parte frutto di quello che lei ha suggerito. Correttamente, perché la politica deve anche suggerire, ma questo corto circuito non ci piace. Io avrei apprezzato di più che lei, come frutto della sua valutazione culturale, politica e sanitaria, dicesse che la Serie A non può ricominciare. Dal punto di vista sportivo penso che il campionato sarà falsato, ma questo è un aspetto sportivo che devono decidere Lega Serie A e FIGC”.
ESEMPI ALTRUI – La Russa prosegue la contestazione delle parole di Spadafora: “Il fatto che il campionato riprenda o no esula dalle nostre competenze. A lei spetta dire quali sono le condizioni perché riprenda. Se lei e il Comitato tecnico scientifico impongono delle prescrizioni impossibili, diverse da quelle della Germania e dell’Inghilterra, o dalla Francia e dall’Olanda che hanno deciso di chiudere, dica pure che il campionato non devono riaprirsi. È uno sport di contatto? Ma perché, forse in Germania e in Inghilterra stanno lontani? Non regge quell’argomento”.
LA CITAZIONE – Sul “Corriere dello Sport” c’è stato un intervento contro Spadafora. La Russa lo usa per la sua tesi: “Si sono persino inventati il termine “stringentemente” per parlare della responsabilità dei medici sul rispetto delle misure di quarantena. Dà l’idea di una responsabilità totale e fisica quasi, di un medico sul quale scaricare le responsabilità. Noi riteniamo che, una volta fatto il protocollo, il problema è rispettarlo o meno, non affidare ad altri responsabilità penali che non possono assumersi”.
SOLUZIONI ALTERNATIVE? – La Russa propone a Spadafora altre misure per la Serie A: “Quest’autocrazia scientifica e ministeriale non ci piace per niente. Se c’è un positivo durante gli allenamenti le soluzioni sono tre. Una è che finisce il campionato, ma allora perché farlo ripartire? Seconda soluzione che si fanno i tamponi e stanno fermi due-tre giorni, se sono positivi gli altri non possono riprendere ma se sono negativi continuino a giocare. Mi sembra quello che stanno facendo in Germania, chissà perché non possono farli noi. I tamponi? Facciamoli pagare il triplo o il quadruplo al calcio, ma non arriviamo alla banalità di dire che il calcio deve usare per ultimo i tamponi. Diamoli a tutti i tamponi, invece che parlare tanto”.
PROTOCOLLO IMPOSSIBILE – Per La Russa il protocollo, di cui parla Spadafora, è impossibile da mettere in pratica. Ecco perché: “Sono del parere che non si possa addossare la responsabilità ai medici, mettendo la Serie A nelle condizioni di dire che, se riprende, dopo due settimane dovrà smettere. Così il ministro dirà: “Ve l’avevo detto che non dovevate riprendere”. E certo: gli hai posto delle condizioni impossibili. Ognuno deve fare il suo, poi sotto l’aspetto sportivo deve decidere il calcio se assegnare lo scudetto a chi è in testa, se fare in campo neutro dei mini-tornei fra prime e ultime quattro”.
PROBLEMI ALTRUI – La Russa chiude la risposta a Spadafora: “Ci sono varie soluzioni, ma attengono al mondo sportivo. Non è un problema suo, lei deve semplicemente mettere il Parlamento nelle condizioni di decidere se, come gli altri sport, anche il calcio possa avere o no il diritto di riprendere in condizioni di sufficiente sicurezza. Fino ai quarant’anni, c’è un documento dell’Istituto Superiore di Sanità, il tasso di letalità è pari a zero: non può essere considerato alto solo per il mondo del calcio e per chi lo pratica”.