L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla rinascita del rosanero Lucca.
È un momento difficile per l’Udinese, ma è un periodo felicissimo per Lorenzo Lucca, il centravanti di 201 centimetri che al primo impatto con la serie A sta vincendo la sua scommessa. Lorenzo, torinese di nascita, è già arrivato a cinque gol. L’ultimo in casa nella gara pareggiata con tanta rabbia contro il Sassuolo. Sabato scorso nella sua città, contro il Toro, ha fatto ancora molto bene pur restando a secco:
«Sono contento, anche se è un momento difficile per noi. Venivamo da una batosta con l’Inter e col Sassuolo eravamo orientati verso la vittoria, avanti di due gol. Dovevamo chiuderla prima. Con il Toro è arrivato un buon pareggio. Eppure vedo una squadra compatta, concentrata, forte. Se non fosse così non saremmo andati avanti bene con Atalanta, Sassuolo, Verona, non avremmo battuto il Milan. Siamo consapevoli della situazione, ma non dobbiamo mai giocare con la paura».
A lei, invece, va benissimo. Cinque gol sono un bel bottino. La A era il suo sogno. Ci è atterrato alla grande. «Mi aspettavo che potesse andar bene. Perché ho avuto le mie esperienze negative con due brutti infortuni e ho sofferto. Poi sono cresciuto. Dopo le giovanili nel Toro, al Brescia ho imparato nuove cose e a Palermo ho fatto 14 gol in C. Mi sembrava che la strada fosse in discesa, invece, cominciava la lunga salita».
Come ha lavorato per diventare un centravanti da A? «Con la testa. E con l’aiuto di una persona importante a Torino. Uno che crede in me. Analizziamo la gara al video, i gol, ma pure gli errori. Studio i movimenti di Haaland che è simile strutturalmente a me ed è mostruoso anche se è mancino. Cerco di imparare i movimenti dentro l’area; per fare gol in A contro certi difensori devi saperti muovere e capire come far male. Devi avere sempre presente palla, porta e difensore e stare nell’ombra del difensore. E capire con una mappa visiva che tu comandi il difensore».
La sua testa, Lucca, come gira? A Pisa parlavano di un fenomeno, all’Ajax si è ridimensionato, a Udine ha ripreso ad andare forte. «Bene, sono concentrato nel costruire il mio futuro. Lo avessi fatto negli studi… mio padre Federico si sarebbe arrabbiato meno. Ma ora è felice anche se lui, che ha giocato, continua a farmi osservazioni. A Pisa è stato bello, ho segnato gol importanti, all’Ajax è stata un’esperienza in un grande club, ho giocato poco, non capivo le dinamiche della società e quando stavo ingranando è cambiato l’allenatore. Ma è stato utile per migliorare, si lavora sulle basi sempre e si migliora la tecnica individuale».