La procura accusa: “Così Zamparini in quattro anni ha svuotato le casse rosanero” Baccaglini e Baiguera…
“Finanziamenti fasulli a società lussemburghesi riconducibili a Maurizio Zamparini dal 2014 ad oggi hanno svuotato le casse del Palermo calcio per 47 milioni di euro. «Per tirarli via dalle grinfie della Pencyl», diceva il patron del Palermo alla sua segretaria riferendosi a una parte dei milioni spostati alla Mepal. E, poi, per sfuggire anche al fisco, la vera ossessione dell’imprenditore friulano. Come ha dichiarato, tra i vari testimoni ascoltati, anche Angelo Baiguera, uno dei suoi ex più stretti collaboratori: « Zampari mi ha spesso confidato di essere in difficoltà finanziarie, sia personalmente sia con le società, e di avere debiti per 100 milioni di euro. È disperato. Mi sono chiesto come sia riuscito a sfuggire ai pignoramenti dei suoi creditori». Secondo il gip Fabrizio Anfuso la Alyssa ( che ha acquistato la Mepal e quindi il marchio Palermo) e la Std erano “casseforti” per svuotare i conti della società calcistica. Questa è la tesi della procura di Palermo nella richiesta di custodia cautelare nei confronti del patron friulano e di due suoi collaboratori, Anastasio Morosi e Alessandra Bonometti. Una richiesta di arresti domiciliari per i tre indagati respinta dal gip (per la seconda volta in meno di due mesi), che però conferma i gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati per falso in bilancio, false comunicazioni sociali, ostacolo agli organi di vigilanza, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Finanziamenti fasulli Alla Mepal dal 2014 sono arrivati finanziamenti “per significativi investimenti nel settore sportivo”. Quasi 30 milioni di euro per una società che, come la definisce il giudice, « non ha operitività in campo economico». E come lo stesso Zamparini definiva: « Una scatola vuota, una società che non ha mai fatto nulla». Fra il denaro che Zamparini voleva nascondere al fisco ci sono anche quegli oltre 23milioni di euro con cui ha finanziato la Std, la finanziaria della famiglia Zamparini. Un vero e proprio gioco delle tre carte. Ma tutti i soldi custoditi alla Mepal ritornavano indietro poco tempo dopo, entro un mese, con bonifici irrisori per far fronte alle esigenze del club: dagli stipendi ai debiti coi fornitori e alle tasse che era costretto a pagare. Un sistema – scoperto anche dalla società che doveva analizzare i conti in favore di Baccaglini – per tenere sempre al minimo e addirittura in “rosso” i conti del Palermo. Il gip sottolinea « sia la finalità scellerata dei reiterati finanziamenti infragruppo eseguiti per frodare il fisco, sia i retroscena delle compravendite del marchio fra società riconducibili sempre a Zamparini unicamente per sistemare i bilanci». Bilanci falsi Nelle 252 pagine del provvedimento il giudice conferma la tesi dei sostituti procuratori Francesca Dessì, Andrea Fusco, Dario Scaletta coordinati dall’aggiunto Salvatore De Luca: gli ultimi tre bilanci del Palermo sono falsi e su questo punto il rischio per il club di via del Fante è che si muova a brevissimo tempo anche la giustizia sportiva. Nel mirino i consuntivi delle stagioni dal 2015 al 2017, quando è ancora presidente Zamparini, approvati con false comunicazioni. Nessun « nuovo corso » , scrive la procura, con l’arrivo del nuovo presidente Giovanni Giammarva. Per i magistrati « non è mai stata abbandonata la gestione criminale » . E il nuovo presidente « non poteva non sapere ». Dietrofront di Baccaglini Paul Baccaglini alla fine non ha acquistato il Palermo esattamente un anno fa perché in sei mesi i suoi consulenti, Piero Belloni Peresutti in testa, hanno passato al setaccio i conti della società arrivando alle medesime conclusioni della procura. In una conversazione fra Belloni e Baccaglini del giugno 2017 viene riassunta la situazione della società. Il professionista padovano sottolinea: « In questo momento la situazione è sostanzialmente in decozione. Se io dovessi fare il curatore fallimentare del Palermo, ci metterei una pietra sopra, valuterei la società insolvente » . Baccaglini e i suoi analisti un anno fa valutavano i debiti del club in 60 milioni di euro e commentavano fra loro: « Anche se ce lo regalassero, lo pagheremmo comunque 60 milioni». Un concetto ribadito da Baccaglini anche nell’ultimo incontro a casa Zamparini in Friuli, quando le trattative per la cessione del club si arenarono”. Questo quanto riportato da “La Repubblica”.