La prima panchina, la gavetta, poi gli azzurrini. Tedino: «Così Sacchi mi emozionò»
“«Sedotto e abbandonato. Con il calcio chiusi per una pubalgia cronica. Fu il periodo più brutto della mia vita. Decisi di lavorare in una azienda di essiccazione tabacchi, impiegato amministrativo, il rag. Tedino, e dopo quattro mesi decisi che non potevo stare fra quattro mura. Rimetto gli scarpini da calcio ma non ce la faccio. Per fortuna a San Donà si libera un posto di allenatore per le giovanili, 500 mila lire al mese, tanti chilometri da percorrere, ci rimettevo più che guadagnare». Fu la sua fortuna. E la prima panchina. La strada è tracciata, la gavetta lunga. Però… «Il 7 maggio 2013, Viscidi mi chiama: Sacchi vuole incontrarmi per completare i quadri tecnici delle nazionali. A Viscidi mi lega una una salda amicizia. Nell’89 era uno dei miei docenti al corso allenatori; poi feci in modo che venisse a Treviso e quando lo licenziarono, e mi chiesero di prendere il suo posto, io, che non faccio le scarpe a nessuno, rifi utai. Sacchi ascoltò con pazienza le mie fi losofi e di gioco e quando mi strinse la mano dicendo “Benvenuto nel calcio Italia” fu una delle più grandi emozioni della mia vita. Indimenticabile l’esperienza con l’Under 17: Donnarumma, Meret, Scuffet, Locatelli, Cutrone, Romagna, Barella…»”. Questo quanto dichiarato da Bruno Tedino ai microfoni de “Il Corriere dello Sport”.