L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su una novità in arrivo nel calcio, la pizza in spogliatoio.
Piace a tutti. Nigeriani e olandesi, argentini e francesi, brasiliani e croati. E a fine partita la aspettano in spogliatoio. La pizza, il piatto italiano più conosciuto al mondo, insieme alla pasta al pomodoro, è ormai diventata la pietanza ideale dopo lo sforzo. I ryder o i pizzaioli stessi arrivano fuori dagli stadi e consegnano 40-50 pizze per le squadra che ne fanno richiesta. Praticamente tutte in serie A. Lo spunto arriva dall’ordine che Massimiliano Farris, vice di Simone Inzaghi e primo allenatore sabato sera al Maradona di Napoli, ha fatto alla pizzeria Errico Porzio. È stato il titolare a recapitare le 40 pizze allo stadio, nonostante sia un accanito tifoso della squadra di Luciano Spalletti. Che i suoi momenti pizza li vive più fuori, quando lascia lo stadio. Dove, preferibilmente consuma dei piatti di pasta, vista anche la partnership con Garofalo.
Abitudine La pizza, prevalentemente margherita e marinara, soprattutto per praticità, ha conquistato tutti. In trasferta la maggior parte delle squadre non può farne a meno. E la «trattativa» spetta al team manager. Ci sono vari aneddoti che raccontano la passione.Cristiano Ronaldo a Udine ringraziò personalmente Diego Giordano, grande amico di tanti calciatori che, dal suo Biffi, recapitò le pizze napoletane alla Juventus per il dopo partita. L’uomo del momento, l’attaccante milanista Leao uscì da Venezia con la pizza in mano, così come Cancelo, ai tempi dell’Inter, sbucò col cartone e la pizza nella mixed zone dove i giornalisti attendono i calciatori. Capita spesso di vedere i ragazzi in un angolo nell’androne dello stadio seduti da soli con l’amato rito post partita. Anche Josè Mourinho è stato immortalato in treno. La mamma dell’interista Bastoni che porge la pizza al figlio dopo lo scudetto è splendida tenerezza
I club Alcuni club hanno una partnership con un locale. E’ il caso del Cagliari dove la pizza è regola in casa (dove c’è un’ampia area per mangiarla insieme) e in trasferta in spogliatoio. Pure a Empoli i ragazzi di Aurelio Andreazzoli la mangiano in casa e fuori. Al Sassuolo è prevista in casa, ma insieme a un buffet al primo piano dello stadio che comprende anche pasta e riso. In trasferta vige più la regola del cestino che viene richiesto all’hotel. Generalmente c’è una vaschetta con della pasta o del riso freddo. Un panino e una frutta o una fetta di crostata. Che viene consumata, priva di grassi, preferibilmente nella merenda prima della partita. A Udine, dove lo staff di nutrizionisti coordinato da Antonio Molina (che ha lavorato anche con Rafa Nadal) segue i calciatori dalla colazione alla cena (i primi due pasti base della giornata vengono, obbligatoriamente consumati insieme allo stadio), la pizza viene preparata a tranci dal cuoco. In casa e in trasferta. Un modo per essere garantiti maggiormente è avere le materie prime migliori. Alla Roma, qualche volta, viene servita la pizza anche in settimana. Ma i nutrizionisti suggeriscono che vada mangiata quando c’è un giorno di riposo post partita.