L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Montevago.
C’è chi lo paragona a Bobo Vieri, chi a Duvan Zapata. Ma per la sua famiglia è semplicemente Daniele. Montevago, palermitano di Romagnolo, classe 2003, centravanti vecchio stampo tutto cuore, grinta e muscoli, ha fatto il suo esordio in serie A con la maglia della Sampdoria in un palcoscenico affascinante, romantico e suggestivo, ma al tempo stesso ingombrante, insidioso e temibile: San Siro. E quando al minuto 78 del match contro l’Inter di Simone Inzaghi è stato chiamato dalla panchina dal suo allenatore Dejan Stankovic per fare il suo debutto in massima serie, un mix di emozioni, auspici e ricordi ha letteralmente travolto papà Massimiliano, mamma Maria Teresa e i fratelli Giovanni e Gabriele. La famiglia Montevago, al completo e in trepidazione, davanti alla televisione, non si è persa neanche l’esordio da titolare in serie A del bomber palermitano, che è stato gettato nella mischia proprio la scorsa domenica, dal primo minuto, al “Ferraris”, nell’incontro casalingo tra la Sampdoria e la Fiorentina: «Io e Daniele abbiamo un rapporto speciale – racconta il fratello maggiore Giovanni, classe 1992, giocatore di calcio a 5 che milita nel Città di Palermo – Vederlo battersi come un leone contro l’Inter, con campioni del calibro di Skriniar, De Vrij e Acerbi, è stato bellissimo. Un’emozionepazzesca per tutti noi, indescrivibile a parole. E una settimana dopo è arrivato anche il debutto da titolare contro la Fiorentina. Sapevamo che avrebbe giocato dal primo minuto e ci siamo posizionati sul divano già un’ora e mezza prima della partita.
E le lacrime di gioia sono state parecchie. Con Daniele condividiamo la passione per il calcio e da ragazzino quando giocavo per strada o alla spiaggia di Romagnolo lo portavo sempre con me. E anche se era più piccolo di tutti noi si vedeva che aveva una marcia in più». Daniele è cresciuto nel vivaio della Stella d’Oriente, è stato acquistato dal Palermo nel 2016 e lì è stato forgiato dall’attuale tecnico della Primavera rosanero Stefano Di Benedetto. Oltre 50 gol in 2 anni in under 15 e in under 16 prima del fallimento del Palermo. Per lui innumerevoli richieste dalla massima serie, ma assieme all’agente Vincenzo Piricò e alla famiglia, Daniele ha scelto la Liguria. E la Samp. In blucerchiato dal 2019, Montevago è stato plasmato da Felice Tufano, che si è subito innamorato calcisticamente di quell’ariete di un metro e 90 centimetri per 90 chili di muscoli, affinandone le doti tecniche e caratteriali.
Dai campetti di periferia delle selezioni giovanili della provincia siciliana a sbandierare il fuorigioco, con auricolare e microfono, nella gara di serie A tra il Monza e il Verona. Dalla passione di un ragazzo siciliano per le partite di calcio e per gli stadi, ai duri allenamenti fisici e tecnici nello stadio di Alcamo attrezzato ad hoc per lui, che ha coronato il sogno di indossare la divisa giallo-fluo degli arbitri del massimo livello della serie A. È la storia del “signor” Francesco Cortese di Partinico, sezione di Palermo, che dal primo luglio è stato promosso assistente arbitrale dalla Can A e B, la Commissione arbitri nazionale che è l’organo tecnico dell’Aia (Associazione italiana arbitri), al quale competono le designazioni. Così, domenica scorsa, nel posticipo pomeridiano dello stadio Brianteo di Monza, per la prima volta, a 33 anni, Cortese ha esordito nel grande calcio: ha alzato la bandierina per segnalare il fuorigioco, le rimesse laterali, i calci d’angolo in serie A, dove un siciliano mancava da 16 anni.