Nuova vita per l’ex rosanero Michel Morganella. Dopo l’esperienza a Chiasso, terminata in malo modo prima con la retrocessione e poi con il tristissimo fallimento, Michel Morganella ha deciso di chiudere il capitolo con il calcio professionistico.
Ecco le sue parole rilasciate a “Tio.ch”:
«In vita mia non ho mai giocato per soldi, ci ho sempre messo sudore, passione e amore. Ho avuto diverse esperienze positive e negative e queste ultime, specialmente le più recenti, mi hanno fatto riflettere molto. Sono andato via dal Palermo ed è fallito, lo stesso è successo a Livorno e infine anche a Chiasso. Onestamente queste situazioni mi hanno stancato e fatto venire il voltastomaco, c’è troppa gente che rovina il calcio. Anche alla luce di ciò ho deciso di farmi da parte. Vi dirò, negli ultimi anni avevo ancora motivazioni, che con il tempo sono però calate sempre più. Sul tavolo mi si è presentata l’opportunità di tornare in Italia, ma ho rinunciato. Ho due bambini che giocano nelle giovanili del Milan e per dar loro la possibilità di cullare il sogno calcistico io e la mia famiglia abbiamo deciso di insediarci in Ticino. Di cosa mi occupo adesso? In questo momento la mia priorità è il lavoro, sono attivo in una ditta ticinese che si occupa di pannelli solari. Sto svolgendo i tre mesi di prova e sto imparando qualcosa di nuovo, che mi piace».
«Chiasso chiusa in malo modo? Purtroppo sì. Sarà paradossale ma nella stagione della retrocessione mi ero divertito tantissimo. C’era un gran bel gruppo… In seguito, però, è cambiato tutto: i proprietari erano un po’ strani e mi sono stufato. Ho dunque maturato la scelta di voltare definitivamente pagina. Momento più bello della mia esperienza al Palermo? Si, con Giuseppe Iachini. Ho avuto tantissimi ottimi allenatori, come Attilio Tesser ed Eugenio Corini ma Iachini è stato il migliore. Da lui ho avvertito totale fiducia, che per un giocatore è il massimo che ti possa capitare. Palermo è stato un grande periodo, ma anche a Novara sono cresciuto molto. Gattuso? L’ho avuto per otto partite e personalmente mi è piaciuto. Arrivava da Sion, club nel quale svolgeva il doppio ruolo giocatore/allenatore. Avendo pochissima esperienza, in Sicilia non ha avuto la possibilità di farsi vedere e di mettere in mostra le sue qualità. Ma posso confermare che è come viene descritto: dice le cose come stanno senza peli sulla lingua ed è molto bravo nel dialogo coi giocatori».
«Che persona era Zamparini? Simpatica ma soprattutto generosa. Si faceva vedere ogni tanto al campo. Per quel poco che l’ho conosciuto posso dire che era una grande persona. Devo solo ringraziarlo. Dybala? Il tocco di palla vellutato l’aveva già da giovanissimo. Tecnicamente si vedeva che aveva un passo in più degli altri, in seguito negli anni è cresciuto anche fisicamente. In Serie B però non era titolare, stava in panchina con Belotti. Giocavano Hernandez e Lafferty. È in Serie A, nel campionato 2014/15, che è letteralmente esploso. Come mi hanno accolto a Rancate? Ho voluto mettere subito in chiaro che sono un ragazzo come loro. Chi mi conosce, sa che sono una persona umilissima. Alcuni mi hanno fatto un po’ di domande sulla mia carriera, ma sono davvero tutti molto carini con me. Era troppo difficile smettere completamente di giocare, per cui voglio solo divertirmi perché non ho più niente da dimostrare. Mi sono messo a disposizione e sono pronto a fare anche il portiere se c’è bisogno».