La mattina ragioniere, il pomeriggio calciatore. La doppia vita di Trainotti: «In C non posso costruirmi un futuro»

Andrea Trainotti, capitano del Trento è intervenuto ai microfoni di “TuttoC.com” raccontando la sua doppia vita, ragioniere da ufficio la mattina, calciatore il pomeriggio.

Ecco qualche estratto:

«Diciamo che da due anni a questa parte la mia vita è un po’ cambiata. Dopo sei anni e oltre 150 presenze tra i professionisti, nell’estate del 2019 avevo ricevuto solo offerte dal sud, lontano da casa e poco allettanti economicamente. Tra l’altro venivo da un’annata con oltre 30 presenze, non ero proprio l’ultimo della lista. Eppure non riuscivo a trovare nulla di soddisfacente. Allora mi son detto: ripartiamo dalle categorie più basse, però con l’idea di svolgere anche un’altra mansione, più duratura rispetto a quella del calciatore. Trento? Diciamo che da un paio d’anni mi seguivano. Io, essendo della provincia trentina e capendo che la società voleva fare sul serio, ho deciso di ripartire con loro addirittura dall’Eccellenza. È stata una scelta di vita e ho trovato la squadra giusta per farlo: il presidente mi ha aiutato molto in questo percorso, assecondando le mie richieste. È nato tutto al bar. Io e il direttore Gementi ci prendiamo un aperitivo. Gli parlo della mia volontà di scendere di categoria ma con una clausola: avere anche un altro posto di lavoro. Il direttore si è messo all’opera e il presidente Giacca ha accolto la mia richiesta, facendomi firmare un contratto con la sua azienda. E così è nata la mia avventura al Trento. Il tutto con una stretta di mano. Anche quest’estate, quando abbiamo ridiscusso il mio contratto visto il passaggio dai dilettanti al professionismo, abbiamo trovato la quadra in pochissimo tempo e senza procuratori. Tra uomini che si conoscono e si stimano penso che sia giusto fare così”.

«Che lavoro svolgo? Sono diplomato in ragioneria, ho un ruolo adatto alle mie competenze. L’azienda del presidente è di impianti elettrici e domotici, allarmi e videocamere. Raccolgo tutti i rapporti degli operai sui lavori effettuati il giorno prima e preparo tutto l’occorrente per le fatture. Tutto quello che sta dietro la fatturazione, insomma, è compito mio. Il lavoro mi piace e riesco a svolgerlo senza problemi. Ovviamente ho un part time ma avendo un solo datore di lavoro non ho mai problemi con gli orari. Il presidente è abbastanza flessibile. Mia giornata tipo? La mattina, dalle 8 alle 12, sono in ufficio. Poi pausa pranzo e allenamento nel pomeriggio. Questo tutti i giorni tranne a ridosso della partita. Come detto, il presidente asseconda le mie richieste: quando abbiamo allenamento doppio non vado il mattino in ufficio, quando giochiamo la domenica sera in trasferta, il lunedì non vado a lavoro. Spesso non ho mai un giorno libero ma mi va molto bene così. La mia è stata una scelta in prospettiva: se non faccio i sacrifici adesso mi viene difficile farli a 40 anni”

«Perché faccio questo? Perché da calciatore medio di Lega Pro vivi bene il presente ma sei un po’ precario se pensi al futuro. Ho cercato un po’ di stabilità: ho costruito casa nel mio paese, vicino Trento, e ci sono andato a convivere con la mia compagna Cecilia. Lei, in realtà, mi avrebbe seguito in giro per l’Italia per non essere d’ostacolo alla mia carriera ma io ho fatto un altro tipo di ragionamento: dopo 6-7 anni tra i professionisti ho capito che altri 10 anni così non mi avrebbero cambiato la vita dal punto di vista economico. Guadagnare 5-6mila euro al mese ti agevola molto nel momento in cui li prendi ma non ti dà certezze su quel che sarà una volta appesi gli scarpini al chiodo. Rischi anche di trovarti economicamente nei guai se a 45-50 anni non hai un lavoro e hai finito i risparmi della tua carriera da calciatore. Io, invece, sono riuscito a pensare contemporaneamente al calcio e al futuro».