Quando è arrivato al Barcellona, Martin Braithwaite è stato accolto con un misto di incredulità e ironia. Del resto, i blaugrana dovevano sostituire Dembele, infortunato per parecchi mesi, e avevano utilizzato una regola della Liga per prendere il danese a febbraio, strappandolo al Leganes. Ma la scelta dell’attaccante aveva lasciato perplessi, perchè non si trattava certo di un nome che molti avrebbero accostato ai catalani. Oltre un anno dopo, però, Braithwaite ha dimostrato che nella rosa del Barça ci può stare eccome, dando il suo contributo quando chiamato in causa e permettendosi di lasciare fuori compagni più quotati come Griezmann. Ma la sua vita non è sempre stata rose e fiori.
Lo ha raccontato lo stesso calciatore danese alla CNN, spiegando che la sua infanzia è stata segnata da una grave malattia, quella di Legg-Calvé-Perthes, una sindrome pediatrica degenerativa del femore. Una situazione che per un periodo lo ha portato a finire in sedia a rotelle, senza avere alcuna previsione sul futuro. Un qualcosa che ancora oggi lo colpisce. «Non ho molti ricordi perchè è stato un momento molto triste. Vedevo tutti gli altri bambini che correvano, sorridevano, giocavano, è stato un periodo davvero difficile della mia vita. Ricordo la sensazione di non sapere come spiegarlo agli altri, la vergogna di essere diverso. Non volevo questo tipo di attenzioni».
Fortunatamente, la situazione è andata migliorando con il tempo e il danese ha recuperato la piena mobilità. E si è potuto dedicare a quello che da sempre è stato il suo sogno, quello di scendere in campo dietro a un pallone e trasformarsi in una stella. “«Ho sempre desiderato fare il calciatore, da quando ero molto piccolo non avevo nient’altro in testa. E non avevo un piano B, perchè quando non hai un piano B non ti distrai dall’obiettivo. Ma il mio è stato un viaggio infernale».