La certezza di Perinetti: «Bari, hai tutto per la A. Palermo, Brienza e Coronado. Vi dico tutto»
“Giorgio Perinetti fra Bari e Palermo. Con la flemma e la competenza che lo hanno sempre contraddistinto. Dopo aver riportato il Venezia in serie B con due promozioni consecutive, da un paio di mesi ha riscoperto il fascino del massimo campionato: è direttore generale del Genoa. Ma, da come ne parla, non trascura per un istante le sorti dei biancorossi e quelle dei rosanero. Questione di cuore ed i dolci ricordi. A Bari ci è rimasto tre anni dietro la scrivania di d.s., il tempo di stravincere il torneo cadetto (nel 2009 con Antonio Conte) e di lasciare la squadra a Giampiero Ventura e a Guido Angelozzi in A. Nel Palermo ha lavorato in tre periodi diversi (nel 1993, nel 2000 e 12 anni più tardi) e, quel che conta, vi ha piazzato le tende. «Ho ancora la residenza nel capoluogo siciliano – confida Perinetti, 66 anni –. Mia moglie Daniela (scomparsa a giugno di due anni fa,ndr) era di Palermo, le nostre figlie Chiara ed Emanuela sono nate lì. Sono sempre stato troppo coinvolto. Quando il Palermo ha chiamato, sono tornato senza pensarci su. E poi, è andata bene anche sul piano dei risultati: abbiamo vinto due volte (nel ’93 e nel 2001, ndr) la C e tre anni fa siamo risaliti in A». E di Bari cosa le è rimasto? «Tutto. Bari è davvero speciale, per certi versi unica. Se impari a conoscerla, ti resta dentro per sempre. E poi, anche volendo, non potrei mai dimenticarla». Per la marcia trionfale vissuta alla corte di Vincenzo Matarrese, con Conte in panchina? «Certo, anche per quella. Ma è sconvolgente che continui a trovare un barese dovunque, dappertutto. Un tassista, un ristoratore. In ogni angolo del mondo, ho sempre incontrato almeno un tifoso del Bari. Caldo, appassionato, pronto a ricordarmi i giorni più belli». Potrebbe essercene un altro, domani al San Nicola: faccia a faccia Bari e Palermo. Sono pronte per la Serie A? «Per me è bello vederle a braccetto sul podio della classifica. Il preludio a una possibile, contemporanea, promozione. A prescindere, il calcio italiano ha bisogno di recuperare queste due grandi piazze». Lo dice solo per affetto? «No, per convinzione. Il nostro calcio ha soprattutto bisogno di passione, per risollevarsi. Bari e Palermo porterebbero entusiasmo, calore e tanta gente in più nella massima categoria. Vedete, ora tutti si sorprendono quando vanno in 50.000 alle partite dell’Inter. Una volta era una cosa normale…». Intanto sia Bari che Palermo non sono riuscite a prendere il volo. C’è un perché? «È un campionato strano, sembra che si giochi a tressette a perdere. Appena raggiungi la testa della classifica, puntualmente cadi nel turno successivo. A questo punto, credo proprio che sarà decisivo il mercato di gennaio. Chi azzeccherà un paio di innesti giusti, andrà in fuga». E domani che succederà al San Nicola? «Facile prevedere un match affascinante fra due solide realtà. In casa il Bari ha sbagliato soltanto contro il “mio” Venezia. Non si vince mai, tanto per caso. Il Palermo, invece, è stato più continuo in trasferta. Ha un buon impianto di gioco. Anche se, a dirla tutta, non ho ancora visto il vero Tedino con il Palermo. Mi spiego meglio: il suo Pordenone, l’anno scorso, era una macchina perfetta». A proposito di tecnici, che idea si è fatta di Fabio Grosso? «Basta che sveli una confidenza per capire: la scorsa estate ho pensato anche a lui per la panchina del Venezia, se fosse andato via Inzaghi». Torniamo al big match di domani. Quanto incideranno le assenze sul rendimento del Palermo? «Quello di Nestorovski non è certo un forfait indolore. Ma il Palermo può contare su una rosa importante. Non dimentichiamo che ha saputo sopperire anche alle assenze con temporanee di otto nazionali, restando imbattuto». Due nomi per scegliere il match winner. «Bari-Palermo è Brienza contro Coronado. Quei due sono l’essenza del calcio. Sarà uno spettacolo vederli. Ho sempre ammirato Brienza. Adesso, ancor di più. Anche se gioca mezz’ora, cambia volto alla gara e fa giocare meglio i compagni»”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.