La cassiera di Mestre si difende: «Quella cliente mi sputò in faccia, ma sono negativa. I cassieri vengono mandati al fronte senza armi»
Un gesto sconsiderato di una cliente ha fatto vivere ore di apprensione ad una cassiera di supermercato di Mestre. Il fatto è accaduto mercoledì scorso quando due clienti di un supermercato di Mestre, in provincia di Venezia, hanno iniziato a tossire in faccia ad una cassiera. Intervenuta ai microfoni del “Corrieredelveneto.it”, Elisa, la cassiera vittima dell’accaduto, ha raccontanto la sua esperienza e ha riferito di essere risultata negativa al test per il Coronavirus. Ecco il contenuto dell’intervista: Chi le ha comunicato l’esito del suo tampone? «È stata la mia dottoressa. Mi ha chiamata e mi ha chiesto se ero stata contattata da qualcuno e me l’ha detto lei». Come ha reagito? «Ho urlato: negativo, negativo. Le avrò sfondato un orecchio. Poi ho cominciato a saltare e in quel momento sono entrati nella stanza mio marito e mio figlio. Ci siamo abbracciati. Poi mio marito ha iniziato a telefonare a parenti e amici mentre mio figlio esultava come quando fa gol con la sua squadra di calcio. Poi ho chiamato la signora che si occupa di mia madre». Cosa è accaduto quel giorno? «Erano le 19.20 di mercoledì 11. Sono arrivate alla mia cassa due ragazze e hanno posizionato la merce alla fine del nastro. Io ero già terrorizzata perché lavoravamo senza mascherine. Avevo solo i guanti. Ero sulla sedia ma stavo il più distante possibile dal nastro perché non credo ci sia un metro tra noi e i clienti. Ho battuto il conto, 11 euro e 75. Mi hanno dato 10 euro accartocciati e mentre li srotolavo una mi ha messo 2 euro sul cassetto, sporgendosi molto verso di me. Io ho preso il resto e l’ho buttato un po’ lì. Loro si sono guardate, hanno riso. Una mi ha guardata e mi ha tossito addosso». E lei cos’ha fatto? «Le ho chiesto se era impazzita. E in tutta risposta si sono guardate di nuovo tra loro e la stessa mi ha tossito addosso un’altra volta. A quel punto mi sono messa a urlare, sono uscita dalla cassa e ho chiamato il responsabile del negozio. Poi sono scappata in magazzino e sono scoppiata in lacrime. Quando sono uscita mi hanno detto che un cliente le ha fermate e loro stesse hanno chiamato la polizia. Gli agenti sono arrivati e ci hanno identificati». Quando ha saputo che una era positiva al Covid 19? «L’ho saputo il martedì successivo, mi ha chiamata la Questura per dirmelo». Cosa ha pensato? «Sono sbiancata. Ho chiamato subito mio marito che ha lasciato il lavoro ed è corso a casa. C’era anche mio figlio, che ha 8 anni ed è molto attento. Non è servito dirgli niente. Ha capito tutto da solo e si è messo a piangere». Come ha vissuto questi giorni? «È stato molto difficile. A casa abbiamo indossato la mascherina tutti e tre. E ancora lo facciamo. Io ho dormito da sola nella camera singola, ma senza mai chiudere occhio. Lo stesso mio marito. A pranzo siedo distante da loro. Sono tre settimane che non do un bacio a mio figlio. E lui ieri mi ha detto che non vede l’ora che tutto finisca per tornare a darmene». Cosa significa lavorare dietro la cassa di un supermercato in questi giorni? «Una follia. Gente che entra per comprare un lumino o un profumatore per auto. Noi siamo trattati a pesci in faccia, come se non fossimo nemmeno esseri umani. Tanta gente non rispetta le precauzioni minime: ti parlano a pochi centimetri dal volto, ti danno i soldi direttamente in mano, ti passano il bancomat che due secondi prima avevano tenuto in bocca perché avevano le mani impegnate. Non ne usciremo mai se la gente va avanti così». Denuncerà la donna che le ha tossito addosso? «Sicuramente. È giusto. Lo faccio per me e per tutti i miei colleghi. Io non sono un medico, non ho scelto di mettermi in prima linea. Sono una cassiera. Non posso essere mandata al fronte a combattere senza armi. A casa ho un marito, un figlio e una madre anziana. Non voglio tornare a casa ammalata e con il pensiero di contagiarli».