La carica di Baldini: «Macché transizione puntiamo alla serie A»
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle parole rilasciate ieri da Baldini.
Se Ferran Soriano e i vertici del City Group hanno detto di aspettarsi un campionato tranquillo, Silvio Baldini non si accontenta: «Transizione? Non fa per me, a me piace vivere nel pericolo, con l’adrenalina, sul filo del rasoio: alleno il Palermo convinto che possa andare in serie A». Con la sbornia della promozione in B che è ancora un ricordo fresco, nella sua prima conferenza stampa nell’era del City, l’allenatore di Massa ha messo le cose in chiaro: «La mia fede è talmente grande — ha continuato Baldini — che non mi fa aver paura di niente e sono pronto per questa nuova sfida. Non sarà una passeggiata, ma alla fine come quest’anno succederà che il Palermo otterrà la promozione in A. Del resto — ha detto ancora l’allenatore — gli algoritmi del City, a marzo, dicevano che la promozione in B sarebbe stata impossibile».
Concetti senza fronzoli nello stile schietto dell’allenatore toscano, che non rinuncia alla sua filosofia di calcio e alla sua personalità: «Quando ho vinto la B con l’Empoli c’erano Genoa, Sampdoria, Napoli e Cagliari — ha proseguito — La storia è importante per il passato, ma il presente dice che servono giocatori con fame, voglia di arrivare e di fare». Di giocatori ne ha ritrovati 22 nel ritiro di Boccadifalco, iniziato con una squadra che è un cantiere aperto. E con il mercato in piena fase di rodaggio. Se l’affare Brunori è in stand-by, l’altro grande tema di ieri è stato giocoforza il mercato: «Sono fiducioso che quando inizierà il campionato il Palermo avrà una rosa competitiva — ha detto Baldini — La società sta lavorando per migliorare il nostro organico, per metterci a disposizione dei giocatori bravi, che tecnicamente diano qualcosa in più per la serie B. Ma io ragiono con quelli che ho e da loro voglio il cento per cento, poi vedremo chi saremo il 31 agosto». Parla senza peli sulla lingua Baldini, quando gli si chiede del direttore sportivo Renzo Castagnini, sulla cui permanenza l’allenatore si era esposto in prima persona. «Era l’unico senza contratto e non mi sembrava giusto — ha detto — Bisogna sempre stare vicino alle persone in difficoltà. Quando, 18 anni fa, sono stato solo».