L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sul caso Juventus e l’inchiesta che si allarga ai club che hanno fatto affari con i rosanero
C’è un punto fermo nell’inchiesta sui conti della Juve, almeno secondo la tesi degli investigatori, coordinati dall’aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello: tutti sapevano tutto, dal presidente Andrea Agnelli ai manager. Una convinzione nata setacciando documenti scoperti nelle perquisizioni, analizzando mail, ascoltando telefonate. Del resto, in una chiacchierata intercettata dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Torino, l’allora capo dell’area tecnica così sintetizzava, in una battuta: «Erano tutti contenti quando Paratici veniva e portava plusvalenze». Un modo lecito di cui la Juve ha finito per abusare, se poi in maniera lecita o meno lo stabilirà un eventuale processo. Di certo, è un modus operandi utilizzato da altri club, tanto che i pm torinesi stanno valutando se e quali atti trasmettere ai colleghi di altre città. A breve formuleranno la richiesta di rinvio a giudizio peri vertici del club bianconero — mentre per alcuni ex sindaci e revisori c’è l’ipotesi di una richiesta di archiviazione — ma altre Procure potrebbero poi avviare a loro volta accertamenti: l’impressione è che si stia soppesando l’esistenza di reati, ma che quasi certamente siano configurabili violazioni del codice di giustizia sportiva. In ballo ci sono alcune società che, negli anni sotto inchiesta, hanno fatto affari con la Juve, a partire da Atalanta e Genoa.
Nell’attesa, ieri con una lunga nota, il club bianconero ha sottolineato la propria posizione: «Le contestazioni della Procura non paiono fondate e non paiono, peraltro, né quanto a presupposti, né quanto a conclusioni, allineate con i rilievi contenuti nella delibera Consob del 19 ottobre 2022». Ovvero: «La Procura — sostiene la Juve — afferma l’artificialità di plusvalenze e la fittizietà delle rinunce stipendi, mentre Consob contesta un valore considerevolmente minore di plusvalenze, peraltro senza menzione di falso in bilancio, e non contesta l’efficacia giuridica delle rinunce stipendi, né, con specifico riguardo alla “manovra stipendi” 2020/2021, la natura giuridicamente non-vincolante delle scritture integrative in corso di negoziazione nell’aprile/maggio 2021». La società interviene anche sull’eventuale procedimento sportivo: «Juventus confida che, proprio in ragione della ritenuta assenza di qualsivoglia alterazione dei bilanci contestati, le conclusioni delle autorità sportive (che già si sono espresse, con riguardo al tema plusvalenze, in senso favorevole ai bianconeri) non cambieranno: in assenza di alcuna alterazione contabile, ogni sanzione sportiva risulterebbe del tutto infondata». Ma secondo la tesi dei pm, dal tenore di alcune mail su «debiti residui» con altri club ed agenti e le mensilità posticipate ai giocatori, il club potrebbe avere debiti fuori bilancio per circa 70 milioni di euro.