Italo Cucci: “Palermo, una città vittima della gratitudine. Adesso Foschi…”

L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta il pensiero del noto giornalista Italo Cucci in merito alla situazione del Palermo. Ecco quanto riportato: “Pazzesco. Palermo è vittima della Gratitudine. Dico della città e della sua gente che dipinsero di rosa tutto il nero che c’era concretizzando una metafora. Perché era arrivato da Venezia un benefattore capace di portare il Palermo dalle stalle alle stelle. In serie A. Era il 2004 e Maurizio Zamparini era un Doge sbarcato dal Continente come tanti altri Potenti & Nobili, nel passato, lui stranamente non per rubare ma per arricchire. Bravo, Zamparini, non aveva neanche esibito arrogante superiorità da ricchezza perché sapeva di avere messo piede in un club di origini nobilissime non solo per l’avventurosa presidenza del Principe Raimondo Lanza di Trabia […] quanto per gli anni dedicati al Palermo dal gentiluomo Renzo Barbera. Un amico indimenticabile. Il Palermo vinse, la città si dipinse, murales e striscioni rosanero resistettero per anni, da visitatore fui travolto prima dall’entusiasmo popolare poi dalla personalità di Zamparini che piombava a Punta Raisi con il reattore personale, correva alla Favorita, firmava assegni e riceveva baciamano, appena sospettato – da pochi invidiosi – di rapporti con Chi Si Sa Ma Non Si Dice. Limpido, gagliardo, strafottente ogni tanto, fece sopportare ai palermitani anche i cinquanta e passa allenatori dissipati in una dozzina di campionati. Tutto sopportarono, i tifosi. Per gratitudine tutta palermitana, dolce come un cannolo, mai capace di rigirarsi in indigeribile “meusa”. E sbagliarono. Quando fu chiaro che la gestione del Palermo era come minimo bislacca dovevano reagire; quando divenne schizofrenica dovevano far rinascere i Vespri Siciliani. E invece per pura gratitudine hanno digerito tutto: i finti presidenti tatuati, gli arabi inventati, i fantocci travestiti, stranieri senza terra; le follíe tecniche spesso da danni irreparabili eppoi, alla fine, quegli allarmi economici che, inascoltati, hanno portato il Presidente agli arresti domiciliari. Il seguito del Romanzo Rosanero: Lanza di Trabia che si defenestra, altri che finiscono all’Ucciardone, magari più eroici – secondo tradizione – di chi arrestato in villa continua a fare guai. Protetto (“Gratitudine Parte Seconda”) solo da un romagnolo impenitente, Rino Foschi, che ha trattato con cialtroni arabizzati, maschere tatuate, inglesi incerti, e si è messo in testa un’idea meravigliosa senza trasferirla agli amici inquieti: se non lo vuole nessuno, se non si vede un euro, il Palermo se lo prende lui”.