L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un0intervista all’ex rosanero Nestorovski il quale si è espresso in merito al match tra l’Italia e la sua Macedonia nel suo ex stadio.
Palermo è stata casa sua per tre anni, l’Italia è il posto dove vive. Italia-Macedonia è soprattutto la sua partita, ma Ilija Nestorovski, attaccante dell’Udinese, dovrà vederla dal divano di casa. Nel 2016 segnò agli azzurri a Skopje. Nestorovski, cosa avrebbe dato per essere convocato stavolta? «Se da bambino avessi potuto disegnare la partita della mia vita, sarebbe stata questa. Di più ora, dopo i tre anni a Palermo, in uno stadio dove per me sarebbe stato come giocare in casa». Addirittura in casa? Lo sapete qual è stata la prima parola dei miei figli? Papà, in italiano. In Macedonia si dice “tato”, ma hanno imparato prima la vostra lingua della mia. Cantavano in italiano prima che in macedone. Casa mia era a Mondello, la amo».
Come arrivò in Sicilia? «Il ds Gerolin veniva in Croazia a vedere Posavec, che era del Palermo: io giocavo con lui a Zapresic e segnavo sempre. Appena arrivato da voi, i giornalisti dicevano Nestorovs-Chi? Non mi conoscevano, anche se ero stato tre volte capocannoniere in Croazia. Ma al primo anno ero già capitano. In parte mi sento proprio italiano». Che Macedonia troverà l’Italia? La strada è dura, incontriamo i campioni d’Europa, ma in una partita secca si può andare anche ai supplementari, ai rigori… Negli ultimi anni siamo cresciuti molto. Non avremo Elmas, squalificato, ma ci sono giocatori forti come Bardhi del Levante, Ademi della Dinamo Zagabria, Ristovski e il mio amico Trajkovski, con me al Palermo. Era destino giocarci il Mondiale lì».
Una buona idea per l’Italia? «Ho letto che lo stadio sarà pieno al 100%, so che darà una grande spinta. Ma forse la federazione ha dimenticato che Trajkovski come me conosce bene il campo. E poi abbiamo già fermato l’Italia: per quel pari del 2017 andò allo spareggio contro la Svezia e non si qualificò per il Mondiale in Russia.Insomma, di carte ne abbiamo».
Quindi lei ci crede davvero. «Non sono andato agli Europei per la rottura del crociato, in Qatar voglio esserci. Come dite voi in Italia? Quando si chiude una porta si apre un portone».
Quest’anno però ha giocato solo 11 minuti: cosa succede? «Ho avuto un infortunio serio, sono guarito, non vedo l’ora di poter tornare protagonista, ma quest’Udinese è un gruppo forte. Dispiacere? Che giocatore sarei se andassi in panchina felice, quando mi sono fatto male ero titolare. Ma ora è importante che l’Udinese vinca: il resto arriverà».