L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Italia di Mancini e il nuovo ciclo che ha inizio verso il prossimo Mondiale.
Non si è stancato del mestiere ingrato di ct. Mancini ha un chiodo fisso: resistere sino al 2026, vincendo il Mondiale. Lo attende un percorso lungo e faticoso, per ora senza fuoriclasse in grado di risolvere le partite. E allora ieri ha imboccato la strada del contropiede, ritirando su l’Italia distrutta dalle critiche e circondata dal disfattismo. Un sussulto d’orgoglio. È tornato a dare titoli dentro una conferenza stampa più vibrante del solito, piena di contenuti. «Di negativo nell’ultimo anno e mezzo c’è l’eliminazione dal Qatar. Di positivo ci sono tanti giocatori bravi e giovani. Penso questa sia veramente una squadra in grado di arrivare al Mondiale 2026 e rischiare di vincerlo».
Non chiedetegli se si sente diverso o non conserva lo stesso entusiasmo del 2018, quando ereditò la panchina azzurra. «Ho solo cinque anni in più, credo che essere essere allenatore della Nazionale sia uno stimolo enorme, il problema è che giochiamo troppo poco, ogni tre o quattro mesi, non è così semplice. Scoraggiato? No, lo scoramento non esiste. Ero dispiaciuto per il ko con la Spagna, ci tenevo molto alla Nations, pensavo potessimo vincerla». Uguale il ragionamento relativo alla panchina. È stato sondato o accostato ad alcune panchine. Divorzio o dimissioni non sono ipotesi che oggi attraversano i suoi pensieri. «Storie che non hanno capo né coda, io sono felice di essere il ct dell’Italia» ha ripetuto a Sky Sport.
PROGETTO. Restano le riflessioni relative alla necessità di rinnovare il gruppo e l’esigenza di centrare i risultati. Mancini ha rivendicato il lavoro avviato un anno fa. «La Nations è iniziata con i giovani, forse qualcuno di voi neppure li conosceva, e si sono qualificati. Il progetto è già partito. Siamo a fine stagione, ci sono stati il Mondiale Under 20 e ora l’Europeo Under 21. Abbiamo fatto delle scelte, qualche giocatore importante per il futuro lo dovevamo lasciare, Bastoni si è ammalato». Il ct non ha risposto su Verratti. Le valutazioni resteranno aperte su Bonucci, a cui ha lasciato lo spiraglio del campo e dell’esperienza, utile in certe manifestazioni. Le sue prime parole sono sembrate un addio. «Leo può aver fatto un errore, ma è sempre stato importante per la nostra Nazionale. È chiaro che poi tutto finisce per i giocatori quando si alza l’età, mi sembra normale». Bonucci, dopo l’estate, si metterà alla prova. Nella sua testa coltiva il sogno di ritirarsi in Germania nel 2024. «Fate i conti dei debuttanti. Questa è la Nazionale A, anche se di qualche giocatore di livello internazionale e di esperienza mi sembra ci sia bisogno, anche per far capire dentro certe situazioni, come è successo con Chiellini all’Europeo».
SERVE IL MIX. E se guidi l’Italia, non ti puoi permettere figuracce. L’ingresso dei giovani va dosato. Un anno fa ne prese cinque a Moenchengladbach. Il ct lo ha ricordato. «Noi abbiamo sbandato in Germania, vi ricordate che sarabanda il giorno dopo? Che squadra c’era in campo? Molti giovani. Quindi? Se non ne hai almeno uno con più esperienza degli altri, diventa difficile e rischi. Non è un problema. Siamo andati in Germania e abbiamo perso, ma alla fine il girone è stato vinto. Quando lo vinci, non conta nulla perché è la Nations. Se perdi…». E ancora. «Abbiamo anche organizzato amichevoli con squadre forti come l’Austria, a rischio di perderle, ma servono per far crescere i giovani. Parliamo di Frattesi, non ha fatto ancora una partita a livello internazionale: se non con l’Italia, dove le gioca? L’unico modo per crescere è andare in campo».