L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul giovane Pafundi.
«Speriamo che sia bravo, che si faccia valere», raccontava Salvatore, papà Pafundi, parlando del figlio lo scorso 21 luglio a Zell am See, nel Salisburghese. Quel giorno si giocava un’amichevole tra Udinese e Leverkusen e tutta la famiglia del talento – c’erano pure la mamma e il fratello Andrea, classe 2004, anche lui col club friulano in Primavera – seguiva Simone con emozione. Si trattava del primo match della vita calcistica del piccolo di casa contro un team da Champions.
Anche se non c’era nulla in palio, valeva la pena esserci, per dimostrare ancora una volta l’unità dei Pafundi, che ieri hanno celebrato un nuovo traguardo: la convocazione con la Nazionale maggiore, quella dei grandi. Dopo l’esordio in Serie A a Salerno nell’ultima giornata dello scorso campionato è arrivato un altro grande momento nella carriera del classe 2006, aggregato alla prima squadra con il numero 80 ma impegnato anche con la Primavera 1, trascinata nel passato torneo con le sue giocate al massimo livello dopo anni di seconda serie. Come si sopporta tutto questo a soli 16 anni, non facendosi spaventare dalle aspettative (più che legittime, visto l’enorme potenziale)? Vivendo in un ambiente che ti tutela anche fuori dalla dimensione professionale. I genitori, originari di Napoli e trasferitisi a Monfalcone per lavoro, hanno lasciato la città dei cantieri e si sono spostati a vivere nel centro di Udine, in modo che sia tutto a portata di mano.
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