L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulle conseguenze della disfatta dell’Italia esclusa dal mondiale dopo la sconfitta contro la Macedonia.
Due edizioni consecutive del Mondiale senza l’Italia. Non solo un duro colpo dal punto di vista sportivo, ma pure una mazzata sul piano economico. La mancata qualificazione alla fase finale del torneo iridato impatta infatti negativamente sui conti della Nazionale, sulle possibilità di sviluppo delle squadre della Serie A e più in generale sull’intero Sistema Italia. Le conseguenze vanno quindi analizzate almeno sotto tre fronti: il canovaccio federale, lo sguardo dei club e l’effetto Paese.
LA FIGC Niente premi Fifae sponsor al ribasso. Il più immediato da comprendere è lo scenario federale. Non partecipare al Mondiale ha infatti conseguenze dirette sul conto economico di via Allegri in termini di mancati ricavi, una perdita più elevata rispetto ai risparmi di spesa ottenuti per il mancato allestimento della trasferta in Qatar. Innanzitutto verranno meno i premi elargiti dalla Fifa. La sola presenza in Qatar assicura una decina di milioni di euro (la qualificazione è pagata 2,5 milioni di dollari, l’eliminazione nella fase a gruppi 8 milioni di dollari), importo che può crescere fino a 40 milioni in caso di trionfo: l’assegno per chi solleverà la Coppa dovrebbe essere di circa 50 milioni di dollari. Non disputare il Mondiale comporta poi una revisione al ribasso degli accordi con gli sponsor, in termini sia di eventuali bonus non percepiti per non essersi qualificati alla manifestazione clou del quadriennio, sia di proventi persi per via della mancata presenza fisica in Qatar di “Casa Azzurri”. Sul punto va evidenziata la scelta prudenziale della Federazione che nel budget 2022, approvato a gennaio, ha già imputato i “malus” contrattuali per la mancata qualificazione, tenendo altresì conto dell’opzione, da parte di alcuni sponsor, delle clausole di “way-out” presenti nei contratti. Nonostante ciò l’importo messo a budget per il 2022 (pari a 22 milioni di euro) è di 7 milioni superiore a quello riferito al 2018, anno in cui gli azzurri guardarono da casa la rassegna iridata in terra russa. Ciò significa che sul piano commerciale questa eliminazione farà meno male rispetto a quella di quattro anni fa. Non essere tra le migliori 32 squadre del globo e non sfruttare la vetrina della Coppa del mondo implicherà inevitabilmente una riduzione dell’appeal commerciale, pertanto meno entrate sulle future sponsorizzazioni. Almeno nel breve periodo si può però supporre un effetto nullo, giacché la Figc ha già monetizzato il trionfo all’Europeo scegliendo Adidas come sponsor tecnico al posto di Puma e garantendosi almeno una decina di milioni di euro in più all’anno rispetto al precedente accordo. Da gennaio 2023 l’importo annuale derivante dalla sponsorizzazione tecnica dovrebbe passare dai 17-22 milioni ai 30-35.
I CLUB. Il deprezzamentodei nostri giocatori Non essere al Mondiale pregiudica le possibilità di sviluppo dei team nostrani, ripercuotendosi su almeno due aree: la valorizzazione del prodotto Serie A all’estero e l’apprezzamento del parco giocatori. La Lega non potrà sfruttare il volano sui mercati stranieri, rischiando seriamente di non incrementare il valore dei diritti televisivi esteri nella prossima tornata di contrattazione. In più senza Mondiale i cartellini dei giocatori italiani non potranno subire apprezzamenti e di conseguenza i nostri club dovranno rinunciare agli effetti positivi sul valore patrimoniale dei diritti pluriennali. Ciò sarà compensato, almeno in parte, dalla presenza in Qatar di stelle straniere militanti nelle squadre italiane. Su Figc e club pende poi un effetto latente, che potrebbe ampliarsi in seguito alla ferale eliminazione subita dagli Azzurri di Roberto Mancini dalla modesta Macedonia del Nord. Si dovrà infatti mettere in conto una possibile diminuzione del numero dei praticanti, se i giovani dovessero optare per altre specialità. Sia chiaro, il calcio rimarrà sempre lo sport più diffuso lungo lo Stivale, ma in un periodo in cui altre discipline stanno cavalcando l’onda dei successi olimpici per incrementare la base, qualche variazione negativa sul pallone potrebbe esserci.
IL NOSTRO PAESE. Nessun effetto dominoL’indotto soffrirà. Infine saltare il prossimo Mondiale in Qatar non consentirà di innescare l’effetto domino sul Sistema Italia. Partecipare a una rassegna del genere provoca infatti una scossa positiva all’intero indotto sportivo, dalla ristorazione alle scommesse, dai media ai viaggi, solo per citare alcuni settori. Senza Azzurri in Qatar la gente non si radunerà nei locali pubblici per seguire i match della Nazionale, non acquisterà nuovi televisori, seguirà con meno interesse la rassegna sui mass media, non si affiderà ad agenzie di viaggio per programmare visite a Doha e dintorni. Voci che sommate tra di loro mandano in fumo un giro d’affari di circa 120 milioni di euro considerando solo le tre partite della prima fase, quella a gruppi. La mancata partecipazione azzera poi ovviamente le probabilità di vittoria, circostanza che avrebbe potuto generare esternalità positive sull’immagine dell’Italia all’estero e di conseguenza stimolare sia le esportazioni dei prodotti nazionali sia i flussi turistici stranieri verso il nostro Paese. Lo scorso luglio, in seguito al trionfo all’Europeo, la Coldiretti aveva stimato una crescita di 12 miliardi di euro del Prodotto interno lordo. Un circolo virtuoso che adesso non si potrà avviare.