L’edizione odierna de “La Repubblica” ha riportato un’intervista a Federico Balzaretti, il quale si è espresso sia sull’Italia che sul pubblico del Barbera.
Ieri non c’era. Se non con il cuore. Impegni di lavoro e familiari legati all’attività della moglie, l’étoile Eleonora Abbagnato, lo hanno tenuto lontano dal “Barbera”. Altrimenti Federico Balzaretti, oggi direttore sportivo del Vicenza, sarebbe arrivato di corsa a questo appuntamento che ha fatto storia. Finalmente Palermo al centro dell’attenzione mondiale. «Non potevano scegliere posto migliore perché l’amore della gente è straordinario. La risposta della città è sempre positiva».
L’ha constatato di persona. «Il “Barbera” stracolmo non era una novità. Incancellabili due pagine della mia vicenda rosanero: la semifinale di Coppa Italia contro il Milan e il pareggio con la Sampdoria che valeva la Champions. Stagioni in cui eravamo abituati bene».
Quanto manca il Palermo al calcio? «Questa è una piazza da serie A. Per chi ci ha giocato, vederla prima fallita e ora in C è un dolore grandissimo».
La ricostruzione è partita con non pochi intoppi. «Ci vuole tempo, pazienza ed equilibrio. Bisogna stare vicini alla squadra. La C ha tanti ostacoli. I playoff sono una roulette russa. Quasi decisivo arrivare con i giocatori nelle migliori condizioni. Poi è anche questione di fortuna».
Il suo incoraggiamento è sempre presente. «Di più. La vivo da tifoso. Ho già i miei grattacapi a Vicenza, questi con quelli (ride). E auguro il meglio a una società a cui devo tanto e a una città che amo profondamente per mille motivi. I rosa hanno una buona struttura, possono farcela». Il gioiello si chiama Brunori. «Ha battuto il record di gol consecutivi, va come una freccia. L’età non conta. Gli attaccanti spesso arrivano tardi, hanno bisogno di fiducia. Servono connessioni che nascono in campionati particolari».
Il suo rapporto con la Nazionale? «Fantastico, il sogno da bambino realizzato. Sono stato chiamato la prima volta in azzurro, dopo il derby col Catania, quello della tripletta di Pastore. Mi trovavo all’aeroporto, dovevo andare da Eleonora a Parigi e invece mi hanno dirottato sulla Nazionale. Ricordo l’emozione, la telefonata di gioia a mia moglie».
Momenti indimenticabili? «Il debutto contro la Romania: l’inno, l’ambiente che si stringe intorno a te, gli occhi di tutta Italia addosso… Qualcosa che ti rende orgoglioso. Ero già in odore di Nazionale, ma non pensavo arrivasse la chiamata di Prandelli. Averlo fatto ricredere è stata una soddisfazione doppia».
Tornerà a Palermo in futuro? «Mai dire mai. Sono stato benissimo, sono innamorato di questa città. Ed è un sentimento reciproco. La favola della A, dei grandi club e della Nazionale si è realizzata. Lo stesso percorso mi piacerebbe riviverlo da dirigente. Magari starò a Vicenza per vent’anni, chi lo sa? L’importante è lasciare qualcosa».