SERIE A

Inter, Beretta: «La mafiosità di Bellocco ci proteggeva. Facevamo 6mila euro al mese»

Andrea Beretta, il noto 49enne capo ultrà dell’Inter, ha scelto di diventare collaboratore di giustizia, rivelando dettagli inediti sulla sua vita criminale e sui legami tra le tifoserie organizzate e le organizzazioni mafiose. Beretta è stato arrestato il 4 settembre per l’omicidio di Antonio Bellocco, esponente della ‘ndrangheta, e durante il suo primo interrogatorio davanti ai pm della Dda, Alessandra Dolci e Paolo Storari, e agli agenti della Squadra mobile, ha parlato apertamente delle operazioni illecite che finanziavano gli ultrà e del suo coinvolgimento nell’omicidio dello “Zio“ Vittorio Boiocchi nel 2022.

Tra le attività illecite, Beretta ha descritto come gli ultrà guadagnassero ingenti somme di denaro: rivendita di abbonamenti a prezzi raddoppiati, commissioni sulle trasferte, gestione dei parcheggi e un servizio di “security” contro i venditori abusivi. Queste attività, compresa la pubblicazione di un “giornalino” della Curva, permettevano a lui e ad altri leader come Marco Ferdico e lo stesso Antonio Bellocco di guadagnare tra i 5-6 mila euro al mese ciascuno. Durante la campagna dell’Inter in Champions League nel 2023, i capi ultrà hanno incassato fino a 90mila euro a testa, con biglietti per la finale contro il City rivenduti a 800-900 euro l’uno.

Nelle pagine non oscurate – sottolinea Il Giorno – Beretta racconta anche come è nato il rapporto con Bellocco, l’uomo che poi ucciderà: «Marco (Ferdico, leader della Nord, ndr) mi avverte: “Guarda che è meglio che lo teniamo con noi, così almeno quando si presenta qualcuno di qualche famiglia (mafiosa) di quelle cose se ne occupa lui», spiega Beretta parlando agli inquirenti della decisione di far entrare il 36enne nel gruppo di vertice della Curva Nord.

«Lui ci aveva visto lungo (Bellocco sugli affari, ndr) voleva entrare totalmente con noi, al che io ho cominciato ad agevolarlo per venire a Milano, perché lui quando faceva le sue… diciamo i suoi incontri era stanziale giù e faceva avanti e indietro con Milano. Nel frattempo io gli avevo trovato una casa a Pioltello e gli davo tipo duemila euro al mese, però non eravamo ancora al livello di macinamento di lavoro, di merchandising di guadagno forte», ha aggiunto.

E ancora Beretta: «È Marco (Ferdico, ndr) che però a un certo punto mi dice appunto: “Guarda che questo ci serve perché è meglio che lo teniamo con noi perché cosi ci protegge, quando viene qualcuno di quelle famiglie ci pensa lui”. Quindi quando Marco (Ferdico) mi fa questo discorso di tenerlo con noi, io dico “ok va bene”».

Quando viene imbarcato Bellocco, la torta viene divisa in tre: Beretta, Ferdico e Bellocco. L’ex capo ultrà prosegue nel racconto: «Lui (Bellocco, ndr) ha fatto questo periodo stipendiato a duemila euro per posizionarsi a Milano, gli davamo duemila euro per campare. Dopo però gli sono cominciati a entrare i soldi del merchandising delle altre cose, allora io non gli ho dato più niente e lui si è molto incazzato. Ferdico riesce poi a fare assumere Bellocco alla cooperativa del Puma. Non so dirle il nome vero del tipo, l’ho sempre chiamato così, fa parte dei Viking. Il Puma aveva una cooperativa di lavoro interinale, ma era una assunzione fittizia. I soldi glieli davo io a Bellocco, non il Puma, e una volta il Puma è pure venuto da me a chiedermi se gli davo qualcosa per questo favore, ma io gli ho detto di no. E poi a Bellocco io gli ho pure preso casa, sempre a Pioltello, tramite una agenzia, mia amica».

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Redazione Ilovepalermocalcio