L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” e sugli insulti razzisti ai danni di Koulibaly e sul fatto che è stato individuato il responsabile.
La sensazione è che di insulti e ululati razzisti non si voglia davvero più sentir parlare. Non è più tempo di questioni chiuse con una multa e l’etichetta di «brutto episodio». Ora occorre approfondire, capire, punire. Anche per questo ieri il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea ha preso tempo, evitato immediati provvedimenti verso la Fiorentina dopo i cori discriminatori rivolti in particolare a Kalidou Koulibaly al termine del match con il Napoli domenica al Franchi.
Non è il momento di sanzioni frettolose, su certe forme di intolleranza bisogna agire per far sì che non si ripetano più. Il giudice ha infatti «preso atto dell’apertura di un apposito procedimento di indagine da parte della Procura federale volto all’accertamento dei fatti e alla individuazione dei responsabili» e ha deciso di riservarsi «in esito al procedimento stesso di adottare le conseguenti misure, ove di competenza». Insomma, si attende il lavoro della Procura Figc di Chinè, che finora ha ricevuto la piena collaborazione della Fiorentina per identificare i responsabili, circostanza che potrebbe anche risultare determinante per definire gli effetti sanzionatori dell’indagine visto che, secondo le recenti norme federali, in caso di collaborazione fattiva della società con le forze dell’ordine la responsabilità oggettiva potrebbe ridursi ma anche annullarsi.
Al lavoro c’è infatti anche la Digos di Firenze, a cui il club ha già fornito tutto il materiale che aveva a disposizione. Dalle prime indicazioni si dovrebbe trattare di un tifoso in particolare e si stanno vagliando le immagini per procedere all’identificazione. Certo, il sistema di videosorveglianza della Curva Fiesole, da cui è partito quel «scimmia di merda» denunciato dallo stesso Koulibaly, è a norma, ma non all’avanguardia come quello che allo Stadium juventino ha permesso di individuare il tifoso che insultò Maignan. Il lavoro dunque continua, a caccia di certezze.