L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Palermo di Baldini e lo mette a confronto con quello di Roberto Boscaglia.
Fantasmi del passato piombati sul derby, spettri di un Palermo che fu e che è stato pericolosamente rievocato nel secondo tempo da paura con il Messina, che in meno di venti minuti prima è riemerso dal 2.0 poi ha rischiato pure di portare a casa il risultato. Scene che hanno riportato la mentre a immagini della scorsa stagione, quando il Palermo di Boscaglia si faceva infilare allo stesso modo con un impianto di gioco identico a quello di Baldini. Basta riavvolgere il nastro e prendere in esame gare dello scorso campionato come Palermo-Vibonese 3-3, Palermo-Francavilla 1-2, Palermo-Catanza 1-2, giusto per citarne alcune, le prime due ribaltate da posizione di vantaggio, come il derby, mentre nella terza i rosanero sono stati costretti a inseguire. Stesse modalità nel subite gol, con la difesa molto alta e tagliata fuori spesso dalle ripartenze veloci come nel caso dell’altra sera anche da calcio d’angolo a favore.
L’altro dato che balza agli occhi è che nelle ultime due gare sono stati schierati almeno 8/11 del Palermo utilizzato spesso da Boscaglia, quindi gli stessi giocatori che non hanno reso con il 4-2-3-1, tanto da rendere necessario l’esonero. Il paradosso è riproporre stesso copione e stessi interpreti di un campionato in cui il Palermo ben che andava si attestava fra l’undicesimo e il nono posto in classifica e disconoscere il mercato estivo, lasciando ai margini giocatori come Perrotta, Dall’Oglio, Fella e senza Odjer e Silipo che con Filippi hanno contribuito ad un secondo posto stabile per buona parte del girone d’andata. Rivedere protagonisti quasi gli stessi interpreti che con Boscaglia erano passati in secondo piano, stride parecchio visto che con Filippi facevano fatica a trovare una maglia da titolare.