Inchiesta Plusvalenze, la chat di Chiellini che inguaia la Juventus: “L’accordo è diverso, ma non parlate”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla Juventus e sulla chat di Chiellini che inguaia il club.

Agli atti dell’inchiesta della procura di Torino sulle plusvalenze della Juventus c’è anche una chat. Che costituisce, secondo gli investigatori, la prova del raggiro al mercato sugli stipendi dei calciatori. E legittima l’accusa di false comunicazioni. A parlare è l’allora capitano della Juventus Giorgio Chiellini. E quello che dice è abbastanza chiaro. «Ragazzi state tranquilli, vado dal presidente e firmo una scrittura a garanzia», esordisce il 28 marzo 2020. Avvertendo poi che sarebbe uscito un comunicato stampa «diverso» per «questioni di Borsa». E consigliando di non parlarne con i giornalisti. Come sappiamo, i calciatori avevano ufficialmente accettato di ridursi gli ingaggi rinunciando a quattro mensilità per un totale di 90 milioni di euro. Ma nella realtà firmando scritture private che avrebbero consentito loro di percepirne tre nei mesi successivi.

La chat di Chiellini su Whatsapp fa parte delle intercettazioni dell’inchiesta. Successivamente 17 calciatori abbiano firmato insieme all’ex dirigente Fabio Paratici una side letter che illustrava le forme con cui i compensi sarebbero stati restituiti. Sotto forma di buonuscita se il calciatore avesse lasciato la società. Oppure come loyalty bonus (compenso fedeltà) in caso di permanenza in bianconero. Il caso più eclatante è quello di Cristiano Ronaldo. Che in base alla “carta segreta” avrebbe dovuto percepire 19 milioni di euro. Ma dopo il suo addio per approdare (ritornare) al Manchester United il fuoriclasse portoghese di mensilità ne ha percepita soltanto una. I pubblici ministeri avrebbero voluto parlarne con lui, che però si è sottratto all’interrogatorio. Agli atti dell’inchiesta c’è anche un’intercettazione ambientale (ovvero effettuata tramite microspie) tra Federico Cherubini (dt e poi ds dei bianconeri) e del dirigente Stefano Bertola. Nella quale Cherubini dice «fortuna che… alla luce delle recenti visite (le perquisizioni, ndr) ci siamo fermati». Per la procura è la prova della consapevolezza sulle plusvalenze fittizie. Per il Gip è invece il motivo per negare la custodia cautelare, perché è il segno che quel metodo è stato interrotto. Insieme al calo della voce nei bilanci.