Il tutto esaurito per la Nazionale ha fatto rivivere i fasti del Palermo in A. Adesso si torna alla Paganese

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Barbera tutto esaurito per la Nazionale.

Per una notte il nastro della memoria è stato riavvolto e portato indietro di qualche anno. Gli anni, per intenderci, nei quali Palermo era di diritto invitata alla festa del grande calcio, come accaduto ieri in occasione della sfida tra Italia e Macedonia del Nord. Immagini che sembravano per sempre dimenticate sono tornate prepotenti con tutto il loro carico di gioia e di festa. È bastato lo stadio pieno come non si vedeva da un lustro, le maglie azzurre in campo, i cori, le torce dei cellulari accese prima del via della gara, le bandiere (una anche dell’Ucraina, quelle rosanero in curva Nord) e gli striscioni perché Palermo (e, perché no, anche il resto della Sicilia calcistica che non se la passa certo meglio) facesse un salto nel passato. Un passato nel quale i campioni li vedevi in campo di presenza, se non addirittura con la maglia rosanero indosso, mentre adesso devi accontentarti di vederli in tv.

E ora il Palermo non è il Palermo che batte Juve, Inter e Milan ma quello che pareggia con Andria e Potenza, quasi a voler ricacciare ogni giorno di più i suoi tifosi nello strazio che stanno vivendo da anni. Una Palermo che faceva l’alba nel piazzale del “Barbera” sperando di poter sottoscrivere l’abbonamento e che invece oggi l’abbonamento lo fa, in maniera svogliata e senza la passione di un tempo, al sito che in streaming trasmette le partite del campionato di serie C. Ma che con il ritorno della Nazionale sarebbe stato diverso e che per una notte Palermo avrebbe partecipato al gran ballo, invece di rimanere fuori e sbirciare con invidia gli invitati, lo si era capito dal fatto che i biglietti erano andati a ruba nel giro di poche ore.

I tifosi più nostalgici sono andati al “Barbera” con le maglie dei giocatori del Palermo del passato. Ma di Palermo, nel cocktail di emozioni della serata, c’è stata solo una spruzzata. Q.b., quanto basta, per far intuire cosa è stato il calcio dalle parti di viale del Fante. In campo Trajkovski con la maglia della Macedonia del Nord. Trajkovski che a Palermo c’è stato quattro anni e che a Palermo è diventato papà di Matej. Tra gli azzurri Emerson Palmieri, che in rosa è stato una meteora e poi è diventato un campione altrove. In panchina Sirigu, Cristante, Joao Pedro. In tribuna Belotti, che una palermitana l’ha anche sposata. Certo anche loro lontani dai vari Toni, Barzagli, Zaccardo, Barone, Grosso, Gilardino: tutti campioni del mondo nel 2006, ma vuoi mettere la dose di nostalgia di una serata in mascherina. Già, quelle mascherine che in quei tempi d’oro era impensabile che un giorno avremmo indossato tutti quanti e che forse, facendo le debite proporzioni per non passare da irriverenti, rappresentano l’incubo che il calcio a Palermo e in Sicilia sta vivendo. Un incubo che per una notte è stato riportato allo stato di sogno. Prima di svegliarsi nuovamente, ricordandosi che domenica si gioca Paganese-Palermo e chissà quanto tempo ancora dovremo aspettare per vedere lo stadio pieno come lo abbiamo visto in questa sera di marzo, quando Palermo si è riconciliata con il calcio e ha ricordato a tutti quello che ha rappresentato per il calcio italiano.

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Redazione Ilovepalermocalcio