Il Tirreno: “Le due facce dello stesso Pisa”

L’edizione odierna de “Il Tirreno” si sofferma sulla gara che il Pisa ha pareggiato contro il Palermo.

Nobiltà d’animo che comporta il sacrificio dell’interesse o della soddisfazione personale di fronte al bene altrui. O, in una parola sola, generosità. È una bella dote e, alla fine, è quella che permette al Pisa di pareggiare una partita, quella con il Palermo, che sembrava ormai andata, ma è anche la stessa che rischia seriamente di fargliela perdere. Già, perché come in segna un vecchio proverbio il troppo stroppia.

Sempre, anche quando le intenzioni sono le migliori. Quella dei nerazzurri, è chiaro e lampante come il sole che illumina il pomeriggio dell’Arena, è dare continuità al recente sacco di Parma, mettere in fila il terzo successo mettendo in cassaforte il posto ai playoff e, perché no, lanciandosi alla rincorsa della seconda piazza. Così si possono leggere anche le scelte iniziali di Luca D’Angelo, chedisegna un 4-3-1-2 più offensivo del solito e, purtroppo, del dovuto con Moreo alle spalle della coppia dei sogni Torregrossa-Gliozzi, Mastinu nel trio in mediana (con Marin play) ed Esteves dietro.

Tanta roba. Solo sulla carta, però, perché dall’altra parte il Palermo sceglie invece di giocarsi una partita “da Pisa”, cioè addosso all’avversario. Difendendosi, ma senza chiudersi. Anzi. Così l’annunciato 3-5-2 rosanero diventa un quasi sistematico 4-4-2 e a centrocampo Damiani, Saric e Verre (non esattamente gli ultimi arrivati) si prendono la scena in pochissimi minuti. E negli spazi concessi (anche perché Mastinu fatica a entrare in partita e Touré è  sempre troppo alto, quasi sulla linea delle punte) gli ospiti affondano come una lama riscaldata in un panetto di burro.