Javier Pastore come Paulo Roberto Falcao. Ma solo nel triste distacco dalla Roma. Se l’addio del Divino a causa della risoluzione anticipata del contratto fa parte dei libri di storia, quella dell’argentino è una vicenda che potrebbe aprirsi nei prossimi mesi.
Fienga, infatti, sta pensando di prendere esempio da Dino Viola, che nel 1985 fece valere le ragioni legali della Roma dopo una lunga lotta davanti al collegio arbitrale. Anche allora c’erano di mezzo le condizioni fisiche del giocatore: Falcao era stato operato al ginocchio ma in quel caso la disputa nacque anche a causa di una visita medica rifiutata dal numero 5 giallorosso e alla fine la Lega diede ragione a Viola per le «inadempienze» del brasiliano. Su Pastore, invece, il ragionamento del club fa leva sull’articolo 15 del Accordo Collettivo tra Assocalciatori e Lega di Serie A. La norma prevede che qualora «l’inabilità del calciatore per malattia o infortunio, ovvero la sua inidoneità, si protraggano oltre i 6 (sei) mesi, la Società può richiedere al Collegio Arbitrale la risoluzione del Contratto ovvero la riduzione alla metà della retribuzione maturanda dalla data della richiesta fino alla cessazione dell’inabilità».
Per «inabilità» si intende «la condizione morbosa del Calciatore che, pur non implicando l’impossibilità totale di rendere la prestazione, è comunque tale da non consentirgli di partecipare ad allenamenti che non siano esclusivamente di recupero funzionale». E da due mesi e mezzo questa è proprio la condizione del Flaco, la cui ultima apparizione nelle sedute in gruppo è datata 30 luglio. Non è stato convocato per l’ultima gara dello scorso campionato a Torino con la Juventus, poi ha saltato la gara col Siviglia e l’11 agosto è stato operato all’anca a Barcellona, un intervento di pulizia della cartilagine, con innesto di cellule staminali. Si era parlato di un mese e mezzo di stop ma ne sono passati due e di Pastore in gruppo non c’è ancora traccia.
I benefici dell’operazione ancora non si vedono e l’argentino sta meditando di sottoporsi a un secondo intervento. Qualora la sua assenza dovesse protrarsi fino a gennaio, ci sarebbero le condizioni per richiedere la risoluzione anticipata del contratto da 3 milioni e mezzi netti più premi a stagione, valido fino a giugno 2023, per un totale di circa 21 milioni lordi ancora a carico del club. In quel caso verrebbe nominato un medico «terzo» dal Collegio Arbitrale, a meno di un accordo privato tra le parti sulla buonuscita. Ipotesi da non escludere nel momento in cui Pastore si rendesse conto di non essere in grado di superare il problema cronico all’anca di natura degenerativa che lo affligge dalla scorsa stagione.
Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Tempo”