Il Sole 24 Ore, Veltroni vuole una rivoluzione in serie B: «Playoff in un’unica sede e Supercoppa Europea»

L’edizione odierna de “Il Sole 24 Ore” si sofferma sulla presidenza di serie B e le parole di Veltroni.

«La Serie B ha una sua specifica identità che mi fa essere sicuro del fatto che ci siano grandi opportunità. E che si tratti di un prodotto pronto per fare il salto di qualità». Vittorio Veltroni, 54 anni, partner della sede milanese di Heidrick & Struggles, responsabile dell’unità Global Technology & Services, specializzata nelle ricerche di posizioni legate al mondo digitale, media e sport, ha lavorato con vari club (Manchester United e Parma fra gli altri). E ora è il lizza per la presidenza della Serie B. «Sono convinto – dice al Sole 24 Ore – che qui ci siano le possibilità di fare innovazione e di costruire opportunità».

Certo, l’ultima asta dei diritti audiovisivi non ha dato messaggi così ottimistici. Si è arrivati sul filo di lana all’assegnazione a Dazn.

«È vero: non è stato un risultato eccezionale quello dell’ultimo ciclo dei diritti. Ciò non toglie però che ci siano grandi potenzialità da cogliere innanzitutto partendo da un diverso rapporto con i licenziatari dei diritti Tv. Occorre fare un lavoro comune per far crescere il prodotto, rendendolo appetibile sui mercati come merita. L’innovazione deve essere fatta a fianco di club e licenziatari dei diritti».

In base a cosa lei pensa di poter essere la persona giusta? Per lei sarebbe una prima volta in un ruolo del genere.

«Per riuscire a ottenere risultati io penso che occorrano quattro fattori: talento, relazioni, risorse e competenza. Nella mia vita ho costruito la mia carriera attraverso i media, diritti e tecnologia culminando in un ruolo dove ora seleziono talenti e definisco competenze. Proprio per questo penso di essere l’uomo giusto».

Lei parla di opportunità, ma in realtà il caso Helbiz, che aveva acquisito i diritti alzando bandiera bianca in anticipo rispetto alla scadenza, non è un buon viatico per considerare quello della Serie B come un prodotto appetibile.

«Nel mondo della distribuzione del prodotto calcistico serve la capacità di fare, appunto, un buon prodotto. Che deve essere bello e rendere i tuoi clienti ingaggiati. Per questo se ora mi dicessero di partire con un canale della Lega direi che prima occorre partire dal prodotto. Altrimenti sei solo una fra le 100mila merci sullo scaffale e riuscire a conquistare pubblico e attenzione diventa infattibile. Non è solo un tema di risorse, attenzione: per fare un canale ci vuole un bel prodotto e per questo ci vuole innanzitutto talento».

Quali sono le innovazioni cui pensa nel caso in cui dovessero eleggerla presidente?

«Due innovazioni di calendario, innanzitutto. Nella formula del campionato. Penso ad esempio al portare i playoff in un luogo unico e in un tempo stretto, definito. Questo permetterebbe di vendere meglio agli sponsor, di arricchire il valore dei diritti e di produrre tecnicamente un prodotto migliore. Poi, visto che nel resto del mondo, e penso ad esempio soprattutto a Francia e Spagna, la serie cadetta è nell’orbita di fondi, si potrebbe lavorare per una sorta di coppa europea: un torneo fra top».

«La Uefa magari si opporrebbe.
E perché? Magari lo faremmo d’estate».