Vivendi con una mano stringe la presa su Telecom Italia; e con l’altra, parrebbe, bussa alla porta di Mediaset per comprare la pay-tv Premium. L’idea che i francesi entrino in Mediaset è una suggestione che riporta in vita l’araba fenice che da almeno 15 anni puntualmente risorge a Piazza Affari: quella di una grande TeleMedia, il matrimonio Mediaset-Telecom. Stavolta, poi, ci sarebbe il trait d’union di Vincent Bollorè: il finanziere bretone, dominus di Vivendi, è anche uno dei soci forti (con l’8%) di Mediobanca, dove in cda siede Maurizio Costa in quota Fininvest (azionista al 2%), proprietaria di Mediaset. Ci sono tutti gli ingredienti perché torni di prepotenza l’idea dell’incrocio tlc-tv, un matrimonio tecnologia-contenuti. Il colosso francese tornerebbe, dopo 20 anni fa, di nuovo nel mondo delle pay-tv: a metà anni ’90 Vivendi controllava l’taliana Tele+, confluita poi dentro Stream nel 2003 e diventata Sky Italia. Corsi e ricorsi storici. Vivendi che muove sul nostro paese con l’idea di creare un Campione PayTv europeo antiSky, gettando i semi pure per una futuribile fusione MediasetTelecom, è idea molto accattivante. E piace anche a un big come Mediobanca che da tempo caldeggia un’aggregazione per le pay-tv in Italia. Dietro si intravede il disegno di un campione pan-europeo delle tv a pagamento, forte in Francia, Italia e Spagna; a fare da contraltare allo strapotere di Rupert Murdoch, incastonato invece su Inghilterra, Germania e Italia. Un’ipotetica mossa di Vivendi, che non ha avuto alcuna conferma ufficiale anzi è stata smentita, piace, nasconde anche una serie di ostacoli. Il primo è la valutazione: se è vero che proprio Sky abbia offerto 1 miliardo per Premium, alcuni mesi fa, e l’offerta sarebbe stata rispedita al mittente, non si capisce perché Vivendi si sia presentata con un’offerta addirittura più bassa (900 milioni). La spiegazione potrebbe essere però «politica»: PierSilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri potrebbero preferire, per Premium, un altro sposo rispetto all’arci-rivale di sempre. E quindi magari anche sedersi al tavolo per discutere anche un’offerta inferiore. Ma che tuttavia sarebbe in linea con quanto il mercato prezza Premium: una primaria banca d’affari, su richiesta del Sole 24 Ore, ha valutato in 870 milioni l’equity value della pay tv del Biscione. Il 2015 dovrebbe essersi chiuso, secondo stime, con ricavi a 810 milioni: 700 milioni dalla parte abbonati e 110 milioni di raccolta pubblicitaria. In Europa gli operatori pay-tv, con bilanci in utile, vengono valutati 2 volte i ricavi. Scontando, invece, che Premium abbia chiuso in perdita il 2015 (anche per l’ammortamento annuale dei diritti della Champions League), si applicherebbe un multiplo quasi dimezzato e si arriva a poco meno a 870 milioni. Il secondo ostacolo è di sistema: una Vivendi proprietaria di Premium, con Mediaset a fare ipotiteticamente da azionista di minoranza, riproporrebbe lo scenario di 20 anni fa. Quando c’erano appunto Tele+ e Stream. E soprattutto non risolverebbe ilproblema di fondo: in Italia non c’è mercato per 2 operatori pay. Troppo costoso e poco profittevole. E non solo in Italia: in Europa le pay tv sono tutte monopoliste nel loro rispettivo paese. Bisognerebbe, poi, anche sapere cosa ne pensano a Madrid: due anni fa Telefonica ha comprato il 10% di Mediaset Premium. All’epoca l’operazione rientrava nel più grande e complesso riassetto di Digital+ (la pay-tv spagnola). Gli spagnoli sarebbero contenti di avere i francesi, rivali nelle Tlc, dentro Premium? Cesar Alierta pagò quella quota di minoranza 90 milioni, su un equity value (valutazione complessiva) di Premium di 900 milioni. Tanto quanto oggi offre Vivendi. Anche qui, corsi e ricorsi. A Cologno, però, hanno da tempo sul tavolo la questione Premium: lanciata anni fa con obiettivo di diversificare e fare la guerra a Sky, ha toccato i 2 milioni di abbonati, ma ha anche dovuto sostenere costi enormi per aggiudicarsi la Champions League (circa 600-650 milioni per 3 anni). In Francia, il paese di Vivendi, di recente le due piattaforme pay hanno trovato un accordo e si fonderanno. Mentre a Parig le pay-tv si maritano, i francesi hanno davvero voglia di entrare in Italia a fare la concorrenza a Sky e riportate l’orologio indietro agli anni 90?